– A cura di Giorgio La Porta – Ci domandiamo perché ogni giorno i nuovi emigranti, giovanissimi laureati e ricercatori italiani scappino di corsa dal nostro Paese. Stiamo sostituendo le menti brillanti con tante frutterie bengalesi, ristoranti cinesi e altre attività più o meno legali. Certo che se hai voglia di una banana alle tre di mattina ti è molto più utile un bengalese rispetto ad un ricercatore che sta lavorando per trovare il rimedio contro il cancro. Ci stiamo impegnando parecchio a far scappare i ragazzi ben preparati a costo della collettività. Uno studente laureato costa secondo alcune statistiche, tra i 150 mila e i 200 mila euro alla collettività. Se i ragazzi vanno fuori è ovvio che gli altri paesi gli facciano ponti d’oro perché non devono affrontare i costi formativi.
Per capire cosa offriamo alle nostre menti brillanti basta andare edicola e leggere gli annunci di lavoro sui manifesti esposti fuori. Qualche tempo fa pubblicai una foto di un annuncio fatto da Ikea che cercava laureati da mettere nei reparti. Metti che che un cliente che sta provando un letto voglia sapere cosa sia lo Zenith, ecco sputare dall’armadio un astronomo. O metti che uno litighi con la moglie per la scelta del colore delle sedie, potrebbe servire un avvocato matrimonialista, uno psicologo o un medico se dovesse finire in rissa. Tutti pronti ad uscire dagli armadi, ovviamente.
Cosa ancora più grave è quando per fare il portalettere, ovvero il postino in bicicletta stile Maria De Filippi, Poste italiane ti chieda la laurea.
Poi, visto che ora la laurea non si nega a nessuno, Poste italiane ti vuole bello preparato e allora ti chiede anche un alto voto di laurea. Perché se ti laurei in ingegneria con 101 sei un coglione qualsiasi, da 102 diventi bravo e degno di consegnare la posta e i pacchi.
Ed ecco così il bando di concorso che qualche mese fa mi fece saltare i nervi e che postai sui social. E’ grave, anzi gravissimo che dopo tanti anni di studio tu possa non essere neanche degno di accedere alla selezione di quei posti di lavoro cosiddetti manuali. Con questo non sto dicendo che chi abbia una laurea abbia più diritti di altri che magari hanno fermato gli studi perché nel frattempo si son creati una famiglia.
Dico solo che un anno fa ho vinto un premio di una fondazione alla Camera dei Deputati per la ricerca nella comunicazione e ho visto tanti ragazzi premiati in altri settori che vivevano il dramma di un sistema chiuso. Premiati perché avevano inventato qualcosa, aperto start up, ma puniti da un sistema che puntualmente guarda solo le parentele e i gruppi di potere.
Arrivo ad Alfano, perché è lui parte di quel sistema che mette i nostri ragazzi sugli aerei per scappare all’estero per far entrare al loro posto i signori dell’illegalità, dello spaccio, del terrorismo. Lo fa indirettamente quando membri della sua famiglia scavalcano ogni parametro di meritocrazia e tolgono posti dirigenziali a chi ne avrebbe davvero merito.
Vorrei sapere se sia una pura casualità quel posto dirigenziale al fratello alle Poste e a questo punto estenderei lo sguardo anche sugli altri componenti della famiglia, per sapere se lavorino direttamente o indirettamente per organi dello Stato, se abbiano consulenze o lavorino da qualcuno che magicamente le ottenga.
Ovviamente stiamo parlando di supposizioni, di magia e di pure casualità che il Ministro degli Interni, la personalità del Governo che dovrebbe combattere le mafie e le ingiustizie, immediatamente smentirà davanti alle camere che gli hanno attribuito la fiducia. Non oso pensare cosa avverrebbe in un altro paese se venisse assunto un parente di un ministro. Per una telefonata si dimetterebbe un intero Esecutivo.
Per chiarire che la mia non sia una posizione attuale contro Alfano ricordo questo messaggio che mandai dal mio tweet nel 2013 quando uscì questo caso e mi schierai con la mia stessa decisione di oggi contro l’allora segretario nazionale del mio vecchio partito. Il coraggio e la coerenza penso non mi si possano contestare.
Questa volta è preziosa per dimostrare da che parte siamo schierati. Chi difende l’angelinocrazia domani non potrà lamentarsi se i grillini prenderanno il 67% non solo a Roma ma anche in tutte le altre città. E’ una vera e propria scelta di campo. Dalla parte di chi difende questi privilegi, gli spintonamenti, i sorpassi clandestini e chi viene puntualmente sorpassato, abusato, umiliato, nonostante abbia le carte in regola ma non abbia la persona giusta al posto giusto.
C’è una speranza per questo Paese? Certamente nel momento in cui gli alfani di turno si metteranno in fila come gli altri per fare la domanda alle Poste (sempre che ne abbiano i requisiti) e in quei posti chiave ci possano andare le persone che lo meritano davvero.
Dall’angelinocrazia alla meritocrazia. Parole simili ma due modi diversi di concepire il mondo, la vita e la gestione della cosa pubblica.
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