-di Carlo Prosperi- La prestigiosa rivista Forbes ha incoronato per la seconda volta consecutiva Vladimir Vladimirovich Putin come uomo più potente del Mondo. L’uomo venuto dal freddo, come definito da John Le Carrè, con il suo machismo a petto nudo, ha ridefinito l’assetto globale delle relazioni internazionali, riportando la Russia a giocare un ruolo da potenza regionale in Eurasia. L’uomo Putin, però, è un rebus, dentro un mistero, avvolto da un enigma. “Misteri d’Oltrecortina”, libro autobiografico, ne descrive la vita, anche intima. Fu distribuito per la prima volta come propaganda elettorale per la sua prima discesa in campo, nel 2001. Vladimir Vladimorovich nasce nelle periferie senza speranza della Leningrado ancora staliniana. Le sofferenze della Grande Guerra Patriottica avevano imposto al popolo russo un regime di sostentamento duro, dove l’umanesimo del welfare socialdemocratico e cattolico tipico delle democrazie atlantiche era sacrificato alla produttività del lavoro industriale ed alla ricerca scientifica. Vladimir Vladimirovich condivideva un appartamento con altre famiglie. I suoi occhi di ghiaccio guardavano oltre. Lo sport, il duro lavoro, l’impegno quotidiano nonostante l’estrema povertà. Soprattutto, il judo, su cui ha anche pubblicato un manuale. La scelta dell’Università Statale e della facoltà di Legge dopo che, da adolescente, si recò negli uffici del KGB chiedendo come poter entrare nei servizi ed il receptionist gli consigliò di studiare scienze giuridiche. Qualche anno dopo, e la laurea a pieni voti, riuscì ad entrarci veramente. Venne dislocato in Germania orientale, dove conobbe Lyudmila, che sposò poco dopo. Gli piace spesso ricordare che lei accettò di uscire con lui solo perché aveva a disposizione dei biglietti per uno spettacolo teatrale come privilegio del lavoro da spia. Assieme, sposi novelli, patirono la sconclusionata fine del sistema della Repubblica Democratica Tedesca e dovettero tornare a San Pietroburgo. Disoccupato, con una famiglia da portare avanti, Vladimir Vladimirovich decide di iniziare un percorso di ricerca. La sua tesi di dottorato “Il ruolo delle risorse naturali nella strategia di sviluppo economico della Russia” ne esprime la visione per il futuro del Paese, quasi profetico. Quando scrive, le risorse energetiche – di cui la Russia detiene il 25% a livello mondiale- sono dilapidate da gruppi di burocrati, militari e imprenditori con ambizioni predatorie, avvantaggiati dallo stato di indebolimento delle strutture statali e dell’incancrenimento della classe dirigente. In un articolo disponibile, condensante le idee contenute nella tesi (ormai fuori indice dal 1999, da quando entrò in carica come Primo Ministro), Putin propone l’utilizzo delle risorse a fini geopolitici. Il posizionamento internazionale di Mosca – Impero metà europeo, metà asiatico- deve essere coadiuvato da grandi colossi finanziari e industriali, controllati dallo Stato ma aperti alla libera competizione. “La strategia per far uscire la Russia dalla crisi e ristabilire la sua potenza su nuove basi qualitative dimostra che le risorse naturali sono il fattore più importante”, scriveva il futuro Presidente russo che, poi, ha trasposto in politica pubblica, edificando quello che viene efficacemente definito “Impero energetico”. Vladimir Vladimirovich, nella Russia governata da Boris Eltsin, iniziò a lavorare per Anatoly Sobchak, Sindaco di San Pietroburgo. La melma della politica – il “sangue e la merda”- è difficile per un uomo profondo, di valori antimoderni come l’abnegazione e la fedeltà allo Stato. Nell’amministrazione pietroburghese, fraternizza con le migliori menti. Questo gruppo, in cui era presente anche Dmitry Medvedev, lo accompagna ancora nel cammino. Nel ’99, dopo aver assunto funzioni di comando nel FSB –il neonato servizio segreto interno- Putin viene chiamato al premierato. Schianta i separatisti ceceni, guarda ad Ovest e elimina i gruppi dirigenti –gli “oligarchi”- cacciatori di tesoretti pubblici. Vladimir Vladimorovich prega spesso. E’ un convinto sostenitore della mistione fra Stato e Chiesa. Il posizionamento della Russia come bastione dei valori conservatori –costante della posizione di Mosca nello scacchiere sin dai tempi dei Romanov- è simboleggiato dalle continue immagini che ritraggono il Patriarca Kirill con il neozar. I continui richiami ai principi della statualità e della famiglia sono malvisti dalla liquidità baumiana dell’Europa postmoderna e dell’America obamiana, ed i conservatori di tutto il Mondo guardano a Mosca come unica potenza che riesca ad arginare l’avanzare del nichilismo del Villaggio Globale contro le identità. La Russia –con afflato millenaristico- viene posta come comunità di destino, legata dalla russofonia e dalla comunanza di valori basati sul cristianesimo ortodosso. Putin raccoglie ciò che, da Vladivostok a Kaliningrad, si può ottenere dalla Russia. Un leader.