-di Luca Proietti Scorsoni- In ambito politico si utilizza l’espressione “think thank” per indicare quei luoghi dove vengono forgiate idee, elaborate proposte ed analisi, modellati progetti e sogni per un domani migliore. Insomma, sono officine del pensiero in cui l’elaborazione intellettuale, almeno negli auspici iniziali, dovrebbe permeare il tessuto partitico dei vari movimenti che concorrono a plasmare il nostro futuro e a gestire le dinamiche ad esso connesse. Ergo, i “think thank” possono essere essere raffigurati come il braccio teoretico della politica, il che non vuol dire che il loro operato risulti puramente lezioso e fine a se stesso. Tutt’altro. Compito della Politica, con la maiuscola, è quello di ergersi a nobile demiurgo in grado di modellare le idee dell’iperuranio affinché queste possano attecchire e sporcarsi di vita reale presso la società umana. Del resto lo diceva anche un certo Friedrich A. von Hayek: “Senza teoria i fatti sono muti”. Ebbene, nelle righe che seguono mi cimenterò nel tentativo di riannodare i fili di una narrazione avvincente e avvolgente, la cui trama è appunto impreziosita dalla presenza di numerosi laboratori culturali di Destra: alcuni davvero validi che proseguono incessantemente il loro lavoro, altri poco rilevanti che fungono per lo più da specchietti per le allodole ed altri ancora ormai dissolti lungo il dipanarsi di una storia intitolata “centrodestra”. Probabilmente le fondazioni hanno raggiunto il proprio zenit, in termini prevalentemente quantitativi, nel periodo in cui regnava il Popolo della Libertà. Infatti, dopo la “Fondazione Liberal” di Ferdinando Adornato – capace di dar vita ad una interessante linea editoriale e ad un periodico, poi tramutato in quotidiano, dalla doppia direzione comprendente perfino la figura del teologo Michael Novak – il rassemblement del centrodestra partitico è stato foriero in prospettiva di un’analoga reunion di circoli culturali provenienti dalle varie esperienze politiche pregresse. E così passiamo dalla “Fondazione Cristoforo Colombo per la Libertà” di Claudio Scajola a “Liberamente” della Gelmini fino ai contenitori di matrice aennina quali: “Fondazione Nuova Italia” di Gianni Alemanno, “Italia Protagonista” di Maurizio Gasparri e la “Fondazione della Libertà per il Bene Comune” di Altero Matteoli. Ecco quindi un breve spaccato al quale potremmo aggiungere la “Fondazione Riformismo e Libertà” di Fabrizio Cicchitto – che si proponeva di dare luogo ad una osmosi tra le ragioni del riformismo socialista con le istanze più propriamente liberali – oppure “Libertiamo” di Benedetto Della Vedova fino alla montezemoliana “Fondazione Italia Futura” passando per la “Fondazione Ricostruiamo il Paese” di Flavio Tosi. Detto questo bisogna anche aggiungere che, tra tutte le realtà appena menzionate, quelle ancora realmente attive sono una esigua minoranza. Fermo restando che il termine “attive” assume un’accezione menzognera in moltissimi casi poiché non pochi politici usavano la loro fondazione a mo’ di orpello elettoralistico, senza cioè alcun intento di natura scientifica. Quindi, a bocce quasi ferme, quali sono o sono stati i “think thank” maggiormente funzionanti e funzionali alla causa? In orbita Forza Italia, senza dubbio, la “Free Foundation” di Renato Brunetta ha operato in maniera assai proficua, sfornando con buona lena focus, dossier e approfondite analisi su molteplici questioni, generalmente di natura economica. Inoltre la fondazione ha saputo far veicolare il proprio messaggio mediante un legame strategico intessuto con i due principali quotidiani di area, ovvero “Libero” e “Il Giornale” ai quali venivano infatti allegati i famosi “Manuali di Conversazione Politica”: agili libelli in grado di spiegare in termini semplici questioni politiche complesse ed articolate. Sempre contigua al movimento azzurro, seppur con un taglio, per forza di cose, più personalistico, è la “Fondazione Craxi” che si propone di tenere costantemente viva la memoria dello storico leader socialista. Ed il tutto senza indugiare nella facile, oltreché semplicistica, retorica familistica ma seguendo in maniera rigorosa criteri e parametri di natura scientifica e storiografica. Proprio di questi giorni invece è il lancio di “Iustus”, il sito web dell’omonima fondazione voluta da Giulio Tremonti, in sostanza un’evoluzione 2.0 della fu “Res Pubblica”, che si pone l’obiettivo di “favorire il confronto ed il dibattito” nell’area di centrodestra e dare un nuovo “cervello pensante” ad un’area politica e culturale disorientata. Per onor del vero, tra tutti i “think thank” vicini al mondo partitico liberale italiano, ma contraddistinti di fatto da una totale autonomia sia gestionale che intellettuale, quello che ha sempre svolto un ruolo davvero autorevole è senza dubbio la “Fondazione Magna Carta” nata in virtù di una felicissima intuizione del filosofo popperiano, nonché ex Presidente del Senato, Marcello Pera e dello storico Gaetano Quagliarello, attuale leader di “Identità e Azione”. Alla “Magna Carta” poi si affiancava addirittura un organo di stampa qualitativamente importante come “l’Occidentale”. Tuttavia con il tempo i seminari e i numerosi eventi culturali, di questo luogo del pensiero conservatore e liberale, si sono diradati sempre di più e per le cause più varie: le alterne e note vicende partitiche del centrodestra che hanno influenzato le dinamiche insite nella fondazione, la rottura politica e personale tra i fondatori ed infine l’annosa e cronica questione dei finanziamenti. Uno degli appuntamenti maggiormente seguiti della “Magna Carta” erano gli incontri di Norcia dove il principale filo conduttore dei dibattiti – ad alto contenuto concettuale – risultava essere il virtuoso incontro del pensiero liberale con la dottrina cristiana. Rimanendo su piani nobili di ricerca scientifica viene spontaneo citare l’”Istituto Bruno Leoni”, “de facto” uno dei migliori “think thank” a livello europeo, che si pone l’obiettivo – mediante papers, focus, libri, ecc – di divulgare le ragioni del libero mercato. E da questo punto di vista figure come quelle del direttore Alberto Mingardi e della sua vice Serena Sileoni – aventi entrambi un curriculum lungo quanto una messa cantata – rappresentano un’assoluta garanzia. Alimentata da una nuova verve intellettuale, oltre che da un rinnovato dinamismo politico, sembra essere la “Fondazione AN” in grado di svolgere una difficile sintesi al suo interno, riuscendo ad accogliere la varie anime della diaspora della Destra italiana. Fiore all’occhiello di tale fondazione è la scuola di formazione politica che si impegna a modellare la nuova classe dirigente della Destra che verrà. Analogo compito che viene propugnato dalla “Fondazione Einaudi“, reduce da un profondo restyling sia contenutistico che formale, tramite la sua Scuola di Liberalismo. Il nuovo direttore scientifico, Lorenzo Castellani, inoltre ha indubbie qualità di catalizzatore culturale, tanto da riuscire a far coagulare attorno a se una nuova generazione di liberali e conservatori di belle speranze di cui parlerò prossimamente. Infine, classificabile sommariamente come di Destra, anche se il suo campo d’indagine è prevalentemente storiografico, è pure la “Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice”. Dunque, al termine di questa ampia carrellata di luoghi e spazi dell’elaborazione politico-culturale, verrebbe da condensare il tutto con il titolo di un celebre film di Totò: “Miseria e Nobiltà”. La prima legata a quegli involucri di vuota rappresentanza intellettuale e all’esiguità della proposta formativa – seppur eccellente – offerta da molteplici realtà concettuali. La nobiltà è invece relativa alle punte di diamante della progettualità liberale e conservatrice che, tuttavia, necessitano di una sempre maggiore sensibilità oltre che di un cospicuo sostegno materiale per poter crescere in maniera costante e continuativa.