– A cura di Riccardo Pilat – Si è tenuto ad Orvieto il convegno “Uniti si vince” promosso dalle associazioni: Popolari Liberali del senatore Carlo Giovanardi, Popolari per l’Italia di Mauro Mauro, “Idea” (acronimo di Identità ed Azione) del senatore Gaetano Quagliariello, “Liberi e forti” del dott. Ettore Bonalberti. Scopo del convegno: unire tutta la galassia di movimenti, associazioni, partiti d’ispirazione popolare, cristiano liberale, riformista alternativi al socialismo trasformista di Renzi ed alla sinistra post comunista, per dare vita ad un progetto per un soggetto politico europeista ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano inserito a pieno titolo nel PPE.
Al convegno hanno partecipato e preso la parola alcuni dei deputati e senatori che recentemente sono usciti da NCD contestandone l’alleanza strategica con il PD. Il senatore Giovanardi fa un’analisi storica del momento elettorale caratterizzato da un progressivo astensionismo e la nascita di governi sostenuti da maggioranze che valgono il 15% degli elettori italiani. La senatrice Eugenia Rocella di “Idea” sintetizza la situazione politica attuale, l’esigenza di tralasciare il culto della leadership nazionale e riconoscendo quindi l’importanza dell’arricchimento della politica con ciò che nasce dai territori. Il senatore Augello (Idea) propone invece una riflessione sulla catena dei fallimenti avuti e la necessità di una proposta intelligente appetibile per l’area esistente tra Renzi e la piazza di Bologna, ritenendo che ci siano le energie morali ed intellettuali per compiere questo percorso. Portano il loro contributo al convegno, impostato come un seminario, i forzisti Gasparri e Malan. Il primo ci riconduce alla nuova legge elettorale: il centro che vince da solo non si rifarà, sarà o non sarà concorrente se sarà centro-destra, bisogna stare uniti. Anche Malan ribadisce l’importanza di costruire una forza ampia per riportare al voto i disillusi dall’antipolitica. Prendono la parola anche la senatrice Bisinella e Flavio Tosi (sindaco di Verona) rappresentanti della nuova formazione FARE, il dottor Francesco Schitulli ed il consigliere regionale dell’Umbria dottor Ricci per i loro rispettivi movimenti e Pino Bicchielli coordinatore di Italia Unica di Corrado Passera e tante altre personalità del mondo politico, dell’associativismo e dei sindacati. Gli ultimi a parlare sono i senatori Mauro e Quagliariello. Mauro conferma l’importanza del punto d’incontro di possibile accordo e la necessità di un grande forum nazionale per far nascere un nuovo soggetto che deve poter contare su un’organizzazione continuativa e progressiva. Quagliariello infine ripropone la volontà di stare insieme, di non creare partiti o mettere insieme una mera somma algebrica di sigle, ma di costruire qualcosa per tornare a vincere. Il convegno si conclude con un documento detto “Patto di Orvieto”che dà vita ad un coordinamento nazionale che tenga viva la linfa nata in questa occasione e strutturi tutta una realtà territoriale sinergica tra le forze presenti e pronte a collaborare per la nascita di un progetto comune.
Orvieto, rappresenta il primo passaggio da un percorso comune ad uno spirito comune, da una visione angolare ad una spaziale, ponendo al centro un punto fondamentale, ossia la costruzione di qualcosa che non sia il solito partitino da prefisso telefonico, ma costruire una nuova stagione politica, con nuove sigle e nuove idee. Il punto fondamentale però rimane uno: la necessità di un passaggio di testimone per la ricostruzione di un progetto che abbia una visione comunitaria e sinergica tra due generazioni politiche: quella che guarda al presente e quella che guarda al futuro. Una sfida quindi non solamente elettorale, bensì culturale, generazionale che capovolge il modo di fare politica in una visione strettamente legata alla formazione e alla crescita di una classe dirigente nuova e pronta alle sfide del futuro e non semplicemente all’aggregazione e alle corse elettorali. I giovani quindi devono essere impiegati in questa nuova avventura come nuova linfa di un nuovo entusiasmo e passione che possano essere fondamento per un nuovo impegno civile nelle comunità e trasmettere a loro volta un nuovo spirito collettivo e d’amore nei confronti verso terzi, sradicando una volta per tutte la terribile piaga opportunistica, diffusa in tutto i campi, e riscoprendo a sua volta un rispetto e un dovere nei confronti dello Stato, della Regione, dei Comuni, ma anche di se stesso e delle persone che con loro lavorano per il bene comune. Una visione forse utopica, ma necessaria più che mai per la rinascita di uno spirito popolare che combatta i populismi, le demagogie, le ideologie ormai tramontate, ma che oggi ritornano più aggressive di prima. Costruire significa impegnarsi, ecco perché i giovani, devono essere protagonisti attivi di questo cantiere nato ad Orvieto, che non deve vedere parti, bensì anime diverse ma che tutte possano essere costruttive per un progetto di più ampio respiro che sia da luce guida per un mondo come quello cattolico che sta barcamenandosi nella nebbia senza riferimenti civili stabili, per un mondo che conosce le sue battaglie, ma non ha capitani, un mondo che conosce la sua forza (pensiamo alla manifestazione del 20 giugno 2015 a Roma) ma che non ha la forza carismatica e comunicativa per coinvolger gli animi che rimangono a casa, un mondo che deve tornare a credere in se stesso, costruire una nuova scuola di impegno civile aperta a tutti, per la formazione di una nuova classe dirigente illuminata come nel passato che sia competente, meritevole, che si riconosca in un perché consapevole di quello che fa per sé e per la cittadinanza che la vede e giudica. Tutti conosciamo le parole di Paolo VI, uomo illuminato, che disse che “la politica è il più grande atto di carità” ebbene torniamo a al suo insegnamento, al dovere di tornare fra la gente e lavorare per la gente. Parole che dalla politica locale a quella nazionale dovrebbero riprendere con grande attenzione soprattutto per le sfide del futuro che noi cittadini siamo chiamati a rispondere: il futuro dell’Europa, il futuro della Chiesa Cattolica, il futuro delle generazioni, il panorama internazionale con le sue tragiche vicende. Come si fa quindi ad essere pronti se non si ricostruisce, come si può andare avanti con le figure che oggi acclamiamo nelle piazze, come facciamo a sperare in un’epoca dove domina il qualunquismo, l’indifferenza, l’omologazione, il senso di diffidenza reciproca, il disinteresse generale, il crollo di valori ed ideali, la distruzione delle fondamenta della nostra società quali istruzione e cultura, causate da politiche sconsiderate, l’abbandono della famiglia, caposaldo economico e sociale di questa società, l’abbandono dei giovani ad una società che parla di lei ma che in realtà non fa nulla per loro. Le polemiche non servono, le critiche e le accuse neppure, bensì la coscienza che rimanere fermi in questa situazione stagnante provoca solo un vuoto che se non si agisce ora,oggi, non potrà più essere colmato. L’incontro di Orvieto risulta quindi fondamentale, qui si è parlato delle sfide, da qui tutto parte o tutto rimarrà cristallizzato fino a scemare nuovamente in un risultato da 0,…