Fu lo stesso Monti ad ammettere che l’Europa necessita di crisi per fare passi avanti. Ma quello che più ha colpito agli occhi dei molti è stato il cinismo con cui imperterrito ha manifestato in constante contrasto con la Costituzione, la necessità di cessioni di sovranità al fine ultimo di aderire ai parametri europei, che già di per sé presentano tratti incompatibili con la Costituzione stessa. Basti pensare alla modifica dell’art.81 Cost. avvenuta nel 2012 -governo Monti!- e che introduce l’obbligo del pareggio di bilancio. Principio questo in netto contrasto con i dettami e i valori costituzionali. Napolitano non è stato un buon presidente. Non ha rispettato la sostanza, l’anima, il compito che un Capo dello Stato deve avere difronte alla Nazione; cioè quello di servire il popolo, di rispettare la Costituzione, di difendere la sovranità e di rappresentare l’unità nazionale. Non ha preservato il paese da influenze sovranazionali. A momenti di retorica, quasi obbligata dal ruolo istituzionale, in cui manifestava il rispetto formale della Costituzione con costanti richiami sia ai valori nazionali che al senso dello Stato, alternava con tono deciso e sentenzioso, nel dialogo sul fronte dell’Unione europea, la necessità di sottoscrivere la nostra Repubblica in maniera attiva e concreta ai dettami dell’ establishment europeo. In tal senso indelebili restano le parole nel suo messaggio al convegno del Movimento federalista europeo del 5 aprile 2014, dove auspicava nuovi indispensabili sviluppi istituzionali e politici per far confluire il nostro paese, il nostro Stato nella federazione europea. Con quelle parole Napolitano tradiva il suo mandato e lo Stato sovrano che rappresentava. Parlare di tradimento del mandato non è sbagliato; se ripercorriamo la storia recente, ci possiamo accorgere come nei momenti critici delle crisi finanziarie e di sopravvivenza dell’euro, Napolitano abbia usato e sfruttato tutta la sua influenza istituzionale per dirigere il pensiero dell’opinione pubblica e delle forze politiche nell’unica direzione a lui conosciuta e voluta. Quella del sistema elitario europeo, che inevitabilmente appare agli occhi dello stesso, un referente più alto della nostra Costituzione. Talmente alto da avvallare, prima delle dimissioni, un governo, quello di Renzi, vicino ai dettami dei mandanti che, nella logica del vuoto istituzionale con il quale si è costruito l’immagine del salvatore della patria, protrae inesorabile nell’illegittimità della fiducia su cui si basa il suo governo, il progetto criminoso di “bombardare” l’ultima cosa bella che ci è rimasta. La Costituzione.