Parole dure quelle del primo ministro britannico che intende chiudere presto l’accordo di rinegoziazione della relazione tra UE e Regno Unito.
I primi due punti che fondano la sua critica è il tema legato all’immigrazione interna dell’UE, “un problema” dice “che riguarda soprattutto gli stati dell’Est”. Cameron propone una moratoria per i nuovi arrivati dagli altri Paesi UE, che per 4 anni non potrebbero richiedere alloggi pubblici ed altri vantaggi previsti dall’welfare britannico e soprattutto di rivalutare la libera circolazione all’interno del Continente stesso.
Terzo punto quello della giustizia, in quanto la Gran Bretagna vuole sciogliere i vincoi che lega la stessa nazione a quelli della Corte europea di Strasburgo.
Quarto, ma non per minore importanza, è la richiesta di un meccanismo che garantisca “maggiore equità” all’interno del mercato unico tra gli stati che aderiscono all’eurozona e quelli come la stessa Gran Bretagna che,invece, vuole restarne fuori.
“Ho promesso al popolo che se fossi stato rieletto come primo ministro avrei promosso un referendum sulla nostra partecipazione nell’UE entro la fine del 2017. Le negoziazioni sono appena entrate nella fase formale, seguiranno numerosi round che riguarderanno discussioni di carattere tecnico” afferma Cameron, facendo presagire la sua intenzionalità a procedere procedere con il referendum annunciato durante la sua ultima campagna elettorale e “minacciando” la stessa UE che, in caso di rifiuto sui punti proposti, si ritroverebbe un Regno Unito,nel vero senso della parola, pronto a schierarsi contro questa Europa.
Durante la conclusione del suo discorso Cameron lancia la sfida all’UE e la richiesta di unità d’intenti agli altri 27 stati membri, “Credo che l’UE possa risolvere tantissimi problemi e quindi possa affrontare quelli appena elencati da me. Sogno un nuovo tipo di Unione Europea, una calamita per le nuove start-up e un faro per la crescita e l’occupazione. Un’Unione Europea dove venga garantita la protezione della diversità, cosicché ogni stato possa vantare la propria in termini economici e culturali, un posto più sicuro per le generazioni a venire. Per tutto questo ho bisogno del supporto delle altre 27 democrazie? Non è una sfida impossibile, così come non lo è convincere l’Europa che il nostro programma può portare esclusivamente benefici. Al contrario ci faremo una brutta idea di questa Europa e saremo pronti a sostenere il “NO” durante il referendum”.
Un discorso breve, 10 minuti in cui il primo ministro illustra le condizioni necessarie per ristabilire una sorta di autonomia economica e culturale, fattori questi che ritiene importante per i singoli stati e per l’unione intera.