Non più tardi del 31 agosto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha reso noto, come riportò la già citata agenzia askanews, che l’Iran «rispetta i suoi impegni nel quadro dell’accordo con le grandi potenze raggiunto nel 2015 a Vienna (…) L’agenzia delle Nazioni Unite attesta in particolare che Teheran non ha arricchito uranio a livelli proibiti né accumulato riserve illegali di uranio debolmente arricchito o acqua pesante». È dunque falso che l’Iran ha violato l’accordo. Per quanto riguarda la presunta minaccia di Teheran, non si capisce a cosa si riferisca il Presidente americano. I guardiani della rivoluzione, meglio noti come pasdaran, dal 2012 sono presenti in Siria per combattere le forze jihadiste, compreso l’autoproclamato Stato Islamico, che volevano far diventare il paese guidato da Assad un’enorme fossa comune piena di cristiani, sciiti e altre minoranze religiose. Mentre gli iraniani, così come i siriani e i russi, pagavano con il sangue la lotta contro il fondamentalismo islamico, l’Arabia Saudita alleata degli americani portava avanti una guerra sanguinosa ancora in corso in Yemen con il benestare della comunità internazionale. Tutta da ridere invece è l’accusa all’Iran di essere una dittatura. Ma il Presidente ha mai visto chi sono i suoi soci in Medio Oriente? L’Arabia Saudita è la culla del wahhabismo, cioè il ramo del sunnismo più retrogrado. Di recente ha fatto notizia il fatto che anche le donne saudite potranno guidare. In Iran il Presidente Rohani ha recentemente nominato due donne alla vicepresidenza e una terza donna è stata scelta come assistente speciale del suo gabinetto. Non sono proprio piccole differenze.
Doveva essere il Presidente della discontinuità con il passato, invece Trump in Medio Oriente sembra essere in perfetta continuità con i suoi predecessori che hanno destabilizzato l’area più calda del mondo.