Ancora una volta il terrorismo ha fatto sentire la sua voce e i cittadini europei sono finiti nel mirino di un germe che ha infestato tutto il mondo: l’Islam estremista. Quest’ultimo non fa distinzione di sesso, età, religione, nazionalità, ma colpisce senza scrupoli con l’obiettivo di dimostrare la sua potenza ed efferatezza. Gli attentati ormai sono numerosi e ogni volta si sono levate grida di spregio e solidarietà, ma nessun leader europeo ha mostrato la strada da seguire, il metodo con cui affrontare questo nemico che sembra invincibile. I Capi di Stato e quelli di Governo hanno invitato a non arretrare di fronte al terrorismo, riconoscendosi negli ideali di democrazia e libertà, propri dell’Occidente, senza però individuare la chiave per risolvere questa situazione. Chi ha invitato a intensificare i controlli e setacciare i quartieri delle città è stato accusato di razzismo o islamofobia e i mezzi di comunicazione hanno dato ampio spazio ai profeti della tolleranza senza limite, a coloro che vorrebbero accogliere chiunque sia straniero e magari giustificare il radicalismo islamico per la scarsità di cultura o le disagiate condizioni economiche. Le posizioni di questi ultimi, attuate sin’ora dai leader occidentali, non hanno risolto il problema, anzi lo hanno intensificato, mentre coloro che hanno avanzato le tesi opposte hanno il dovere di non estremizzarne i contenuti, ipotizzando magari una chiusura totale delle frontiere che andrebbe a ripercuotersi anche sull’economia.
La chiave per risolvere la crisi che il mondo occidentale sta attraversando risiede nella parola “identità”, termine ricco di significati e abbandonato dal politically correct. L’Occidente, e in particolar modo l’Europa, ha voluto costruire il proprio futuro ponendo alla base gli ideali di libertà, democrazia e unità, non accorgendosi che essi sono impotenti in una società priva di punti di riferimento. La democrazia si è trasformata in anarchia e la libertà in una pretesa assoluta di diritti, mentre l’unità non si è mai verificata. Lo Stato ha voluto arretrare di fronte alla prepotenza dei suoi cittadini: un semplice controllo è diventato una lesione della libertà personale, le forze dell’ordine sono state demonizzate e la tolleranza verso lo straniero ha dato vita a un’invasione senza freni. Tutti questi sintomi sono propri di una società alla sbando in quanto priva di fondamenta forti e questa situazione è spiegabile proprio per la negazione della nostra identità. Gli Stati europei hanno smesso di guardare al passato per paura di far torto ai nuovi cittadini e hanno vituperato il collante che per secoli ha unito l’Europa, la religione; i cittadini, avendo come unici riferimenti la ricchezza e il progresso, non si sono preoccupati di difendere ciò che i loro padri avevano conquistato (tanto che, di fronte alla crisi economica e migratoria, si sono trovati impotenti) e sono risultati vittime di una tecnologia che ha spento le menti e le coscienze. Si è voluto lasciare al passato il concetto di “nazione”, intriso di storia e valori, sostituendolo con quello di “comunità”, indebolendo il ruolo delle istituzioni e includendo nella società anche chi non deve trovarne posto, e si è voluto demonizzare la forza armata, dimenticando che spesso è l’unico mezzo per custodire i propri confini.
Identità significa invece valorizzare il proprio passato, fermare con ogni mezzo chi vorrebbe sovvertire lo Stato, non arretrare di fronte a chi vorrebbe imporre usi e tradizioni incompatibili con i nostri stili di vita, allontanare chi inneggia alla violenza o al radicalismo.
Sarà difficile concretizzare queste idee, in primis perchè osteggiate dai grandi mezzi di comunicazione, finanziati da chi vorrebbe società sempre più deboli in quanto facilmente gestibili, e poi perché coloro che lottano per una rinascita delle nazioni sono stati messi ai margini della società e potranno operare solo con il favore politico/elettorale del popolo.
I terroristi sono diventanti sempre più combattivi e radicati grazie ai grandi finanziamenti, ma soprattutto per una forte identità politica e religiosa. Tocca a noi europei dimostrare che il nostro comune sentire è più forte del loro, ma questo potrà accadere solo se ciascuna nazione riscoprirà una solida e innegabile identità.