-di Marco La Boccetta- Puntualmente, a scrutinio concluso e qualsiasi sia la consultazione elettorale, qualcuno vince mentre qualcuno non perde.
Nonostante nessun leader politico ammetta sconfitte palesi, non essendo un’opinione la matematica, ci pensano le percentuali a raccontare lo stato di salute dei partiti.
Anzitutto, in analisi, occorre premettere che il frazionamento politico del momento non consente, come accadeva in passato, guardare alle amministrative come ad un preludio delle politiche.
Non lo si può dire perché, ad esempio, credere che il Movimento Cinque Stelle sia sull’orlo del precipizio su scala nazionale sarebbe da allocchi.
È chiaro che il partito di Grillo, nella corsa al governo e con altri temi in agenda, attecchisce di più.
Chiaro è che per affermarsi sul territorio non basta l’onda ormai quasi del tutto infranta visti gli sfaceli (specie a Roma) del successo di Virginia Raggi e Chiara Appendino: occorre invece aver lavorato sul territorio ed essere conosciuti dalla gente, non dai followers di tutt’altra zona. Né, inoltre, con la retorica sui vitalizi e sulle pensioni d’oro si ottengono le preferenze.
Interessante è, invece, il risultato che si può dedurre dalla lettura dei numeri dei partiti storici, a cominciare dal PD.
Il partito del segretario Renzi (che perde a casa sua) non avanza nè indietreggia di troppo. Va al ballottaggio in quasi tutti i comuni e ci va, e questa è la sorpresa oltre che il sollievo per una fetta di elettorato ormai da troppo tempo orfano di leader, con un centro destra rinvigorito.
Il centro destra, appunto, è il vero vincitore di queste elezioni.
Ma chiaramente anche tra i moderati ed i sovranisti gli interrogativi ed i dubbi persistono.
È un centro destra a trazione leghista o Berlusconiana ?
Difficile a dirsi.
La Lega fa il pieno al nord trainando, effettivamente, la coalizione in molti comuni ma non sfonda al sud con la succursale “Noi con Salvini”.
Certo è che il centro destra ove corre unito fa il pieno di voti.
Il modello Liguria, il modello Totiano sembra vincente ed anche su scala nazionale, se si estende il dato, azzardando e sperando, il 40% per il premio di maggioranza non sembra essere più un’utopia.
È comunque presto per pensare ai risvolti delle politiche che, saltato l’ “accordone dei quattro” sembrano essere slittate alla data naturale di fine legislatura.
Occorrerebbe però, da destra a sinistra e passando per il centro, continuare ad interrogarsi (e rimediare) sulla percentuale ancora scandalosa del partito del non voto: oltre il 40% degli elettori.
Occorre che il cittadino si occupi della politica per evitare che sia la politica ad occuparsi del cittadino ma due sono le certezze del momento: Leoluca Orlando, quale vice di Santa Rosalia a Palermo gli italiani – contenti loro – ancora troppo amanti del mare della domenica elettorale.