-di Luca Proietti Scorsoni- Se può interessare io sto con Parisi. A maggior ragione dopo aver sbirciato i comizianti fiorentini durante la giornata di ieri. Del resto da Piazza Santa Croce si sono alzati toni roboanti ma di fatto il nucleo del messaggio è risultato quanto di più moderato, stantio e consunto potesse esserci. Vada per il NO al referendum, ma poi com’è accettabile una tale sfilza di dinieghi a rammendare flebili speranze governative? A sentirli, la Meloni, Salvini e Toti sembravano i difensori del Paese, ma nel senso stretto del termine, il che vuol dire protezionismi a iosa per tutelare gli italiani dai malefici mercati. A ciò aggiungiamo poi un q.b. di statalismo (e a taluni non basta mai) ed infine impreziosiamo pure il tutto con una maggiore spesa pubblica, ovviamente selettiva, ci mancherebbe altro. E così ecco servita l’impalcatura progettuale con la quale vorrebbero costruire il nostro domani. Ebbene, con tutto il rispetto, non trovo nulla di diverso in confronto alle politiche degli ultimi 50 anni. Io, ripeto, la penso in maniera differente e voglio dar credito a Parisi. In primo luogo per il buon senso che contraddistingue ogni suo intervento. L’uomo ha un forte senso del limite, è vero, ma questa impostazione non implica arrendevolezza, tutt’altro. A sentirlo parlare è una costante iniezione di fiducia, uno sprone continuo a fare, andare, creare. Ad evolversi. La globalizzazione? Non deve essere arginata ma affrontata e domata. L’essenza del welfare parisiano? Il dovere dello Stato di aiutare il singolo ad aiutare se stesso: la motivazione come precondizione per il rispetto della dignità umana. Perché il Leviatano che fin qui ha plasmato le istituzioni non è la soluzione ma la genesi dei nostri tanti problemi. E quindi più individuo, più mercato, più libertà. L’occupazione non è la risultante della spesa pubblica ma degli investimenti privati. Ecco, su un programma similare si può imperniare uno slancio fusionista dove ad aggregarsi, prima delle sigle, saranno storie, voci, idee e volti. Insomma, basta logiche marchiate ‘900; basta il cronico centralismo delle oligarchie; basta lo Stato imprenditore, decisore e regolatore: “‘sta roba qui non funziona più”. Ora lo dice anche Parisi. E allora io sto con lui. Un liberale, semplicemente.