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IL DIGITALE E I NOSTRI TERRITORI

-di Bruno Murgia- Esiste un aspetto della vita, dell’economia o della politica che non sia toccato dagli importanti cambiamenti tecnologici del nostro tempo? No.
Uno “tsunami” di trasformazioni di portata ampia e di impatto sistemico, dalla natura del lavoro al modo stesso di concepire la società.
Klaus Schwab, fondatore del Forum Economico Mondiale, ha riassunto questa ondata di “distruzione creatrice” nell’efficace termine della “Quarta rivoluzione industriale”.
La velocità delle invenzioni recenti non ha precedenti storici.
Sul fronte economico quasi non c’è attività che non venga rimodellata completamente dalle nuove tecnologie, che siano i Big Data, i robot autonomi, l’intelligenza artificiale, o la stampa 3D, i nuovi materiali e l’Internet delle Cose.
Nessun cambiamento radicale può concretizzarsi se non c’è un ambiente ricettivo. La libertà, l’apertura e l’adattabilità sono qualità indispensabili.
Come si può creare valore nel sistema Paese?

E’ lo stesso interrogativo che si sono posti Bruce Katz, Jennifer Bradley e Julie Wagner nel loro studio “The Metro revolution: How cities and metros are fixing our Broken Politics and Economy”, trovando soluzione nel grado di capacità delle realtà urbane di costruire reti ravvicinate di relazioni tra soggetti produttivi, mondo della ricerca, istituzioni e “facilitatori dell’innovazione”.
Distretti di innovazione inseriti in Città dalla vocazione globale, fra New York e Mumbai fino alle più vicine Madrid e Berlino, rappresentano i veri driver dell’economia mondiale.
Negli anni ’90, un imprenditore aveva bisogno di un investimento molto ingente in tempo e capitale. Ora bastano poche settimane e qualche migliaia di euro per terminare un prodotto innovativo.
La crescita urban-centered permette contaminazioni: gli startuppers vogliono vivere dove si concentra l’attività lavorativa, dove poter incontrare altri innovatori, divertirsi la sera e gioire di un ambiente ricco di energie positive. Un insieme di usi della città che la rendono complessa, densa, un mix di ambiente fisico e sociale completamente integrato.

La trasformazione delle Province e l’istituzione delle 14 Città Metropolitane permette di ampliare la strategia italiana di sviluppo.
Come è stato detto al Forum Ambrosetti: “un’economia la cui crescita è basata sull’innovazione richiede uno “Smart State”, con investimenti nelle reti e nelle piccole e medie imprese.
Nelle grandi aree vaste americane, gli innovatori si “ancorano” ad un’istituzione, come un’Università o una grande azienda che fanno da motore per il distretto.
E’ il paradigma che Katz considera più efficace per l’adozione in Italia.
Le reti di FabLab, “laboratori” di condivisione di lavoro ad alta tecnologia nati nel Massachusetts Institute of Technology, sono ora presenti, oltre che nelle grandi città, nei centri abitati delle province grazie a piani di investimenti pubblici. Da citare è l’importante ruolo dell’incubatore Luiss EnLabs, nella centrale stazione Termini di Roma.
Abbassare le tasse, creare le infrastrutture, eliminare la burocrazia.
E’ questa l’ “equazione” per il successo, capace di generare un ecosistema di talenti e valore.

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