112414786-aacd40e1-d56d-44c9-913f-f52e353df092-di Nicola Minerva-  Gli ultimi dati ufficiali Eurostat (relativi al 2014) non sono clementi con l’Italia, che risulta ultima in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione e solo penultima (dopo la Romania) per percentuale dedicata alla cultura.Il dislivello maggiore rispetto alla media europea si registra negli investimenti pubblici in educazione terziaria, cioè quelli destinati ad università, post-università e ricerca (in Italia solo lo 0,7% della spesa pubblica, a fronte di una media Ue all’1,6% e con la Germania che raggiunge il 2%).

Emerge quindi un dato impietoso: l’Italia non investe più nell’università e ne consegue una forte penalizzazione per studenti ed atenei italiani, che rischiano sempre di più di non poter competere con quelli europei.

Un sistema talmente sottofinanziato da generare anche un numero di laureati inferiore alla media europea ed incentivare in modo esponenziale il fenomeno della fuga dei cervelli nel post lauream.

Eppure, secondo calcoli stimati dall’Ocse, per un euro investito in istruzione c’è un ritorno economico del 10%, quindi gli investimenti in istruzione potrebbero essere molto vantaggiosi per l’economia del nostro Paese.

Ma, evidentemente, l’istruzione non e’ tra le priorità del Governo Renzi, che mostra di preferire gli spot agli investimenti reali nella formazione delle nuove generazioni.