virus porro centro-destra.it– A cura di Federica Russo – Pochi giorni fa, il 18 maggio, Nicola Porro ha annunciato sul proprio profilo facebook che il programma che conduce, “Virus-il contagio delle idee”, sarà eliminato dai palinsesti della nostra tv di stato: “Virus è stato cancellato dai palinsesti di Rai2. Questa mattina il direttore me lo ha comunicato. Faccio il giornalista e questa mi sembra una notizia.” L’ultima puntata andrà quindi in onda il 2 giugno.

Una scelta dettata dallo share? Di certo una piccola quanto spaventosa parolina per chi fa parte della scatola magica ho inizialmente ritenuto. Oppure dai costi? Poi, ancora, pervasa da una insolita vena di ottimismo mi son detta che forse, gli alti vertici di casa Rai, potrebbero invece avere piani più rilevanti per un così bravo giornalista che vanta una vastissima esperienza nel campo.

In verità si nota che gli ascolti di Virus non hanno rilevato grandissime differenze rispetto a quelle di altri programmi Rai, anzi hanno subito un aumento rispetto alle stagioni precedenti con dei costi di produzione equivalenti alla metà di quelli relativi ad altre trasmissioni. Per il futuro invece si vocifera, almeno al momento, che al vice direttore del quotidiano “Il Giornale” potrebbe essere riservato uno spazio diverso, probabilmente tra le 19:30 e le 20, per trattare altri temi ma sicuramente in maniera meno approfondita rispetto a quanto è possibile fare con un programma in onda in prima serata che, inoltre, non deve “scontrarsi” con i consueti telegiornali di tutte le reti. Insomma non di certo quel grandissimo progetto che si sperava arrivasse dopo aver appreso la notizia della cancellazione.

Discussioni e polemiche al riguardo hanno inondato l’attento mondo virtuale. Perché? Ci si chiede. E allora se la Rai tarda nel dare risposte, o almeno non ne fornisce di così convincenti, quelle migliaia di persone incollate alla tv ogni giovedì sera e che riconoscono in Porro uno stimato professionista, se le cercano da sole.

Si è cominciato a ritenere che, probabilmente, “il raffreddamento dei rapporti” tra il conduttore e la Rai sia da ricollegare anche ad una particolare puntata andata in onda pochi giorni fa ed incentrata principalmente sull’argomento “Vaccini”. Il già noto Red Ronnie e Roberto Burioni, Professore di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, hanno dato il via al dibattito. Il primo si è da subito dimostrato contrario al tema andando a definire “assurdo e demenziale il voler vaccinare i bambini”, il secondo dal canto suo ha lamentato il poco tempo concessogli per controbattere tanto da intervenire, il giorno seguente, sui social con un duro commento: “Mi chiedo come il Ministro della Salute possa permettere che, mentre da un lato lei spende dei denari pubblici per migliorare la salute degli italiani promuovendo la prevenzione, dall’altro consente che con gli stessi soldi pubblici si diffondano notizie false che porteranno i genitori a fare scelte che metteranno a rischio la salute dei cittadini.” Dunque un attacco decisamente poco velato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso oseremo pensare.

Se sia questa la reale motivazione o meno però non ci è ancora dato saperlo, certamente la Rai non perde l’occasione e “manda in panchina” uno dei pochissimi giornalisti non allineati alla corrente politica attualmente al governo. Coincidenze?! Illazioni?! Mi ritorna alla mente un articolo che scrissi qualche anno fa. Parlai lì di come in Russia, quello stesso Vladimir Putin che oggi viene messo al bando dall’Europa e dall’Italia, andò a chiudere l’agenzia di stampa Ria Novosti e a spodestare la direttrice Svetlana Mironiuk che ne aveva stravolto il volto ammodernandolo e tentando di fornire al proprio paese una informazione quanto più possibile “non di parte”. Al suo posto il Presidente Russo instituì “Russia Oggi” consegnando le chiavi nelle mani di un direttore molto più vicino al regime. Certamente Putin però non ha mai fatto mistero di quella che è la sua rigida linea di pensiero e di condotta. Forse l’episodio russo rappresenta un estremo, distante da quello che, almeno ora, accade in Italia ma se davvero dietro le quinte di questi improvvisi rinnovamenti (si veda Porro ma anche Belpietro) si celino, anche solo lontanamente, dei “giochi di potere”, la situazione potrebbe rivelarsi abbastanza allarmante in futuro.

Intanto non si è fatta attendere nemmeno la reazione da parte di esponenti politici. Davide Caparini delle Lega Nord ha parlato di “epurazioni renziane”, Giorgia Meloni ha affermato attraverso i social :”Chiudono la bocca a chi non è nelle grazie del premier. Possibile che nessuno abbia qualcosa da dire? Dove sono i difensori della libertà di stampa?”

La leader si è voluta così riferire non solo a Nicola Porro ma anche al licenziamento di Maurizio Belpietro che lascia il timone di Libero a Vittorio Feltri pronto per il grande ritorno da neo anti-berlusconiano. Le opinioni contrarie al referendum costituzionale, le inchieste inerenti a Banca Etruria poste in essere con il tono che appartiene solo a quei giornalisti che scrivono per il piacere di informare e non di portare consensi a questa o quella ala politica, avrebbero portato alla rottura dell’idillio tra lo stesso Belpietro e l’editore Antonio Angelucci, vicino a Verdini e sempre più lontano da Forza Italia. Inevitabile chiedersi: prima Belpietro, poi Porro e domani?