a cura di Antonio Pezzopane – Se volgiamo lo sguardo indietro di qualche anno ci accorgiamo che gli attriti tra Italia ed Istituzioni Europee, culminati nel duro botta e risposta tra Junker e Renzi, hanno pochi precedenti simili. A fare da pacere sono intervenuti prima il Ministro dell’economia Padoan seguito da Federica Mogherini, entrambi hanno cercato di abbassare i toni dello scontro. Di diverso dal passato però non c’è il livore con il quale il Governo Italiano si esprime nei confronti della Commissione Europea, ma l’oggetto del contendere che è fatto in gran parte di nodi economici da sciogliere. Al centro delle polemiche tra i due c’è stata la paternità e l’attuazione di una maggiore flessibilità sui conti pubblici ma c’è chi fa notare che al centro dell’Ecofin di ieri, la riunione dei Ministri dell’Economia degli Stati membri, c’è stato un altro tema: l’unione bancaria; proprio su questo dossier l’Italia ha due fronti aperti molto importanti: l’assetto di quello che sarà il futuro fondo di garanzia dei depositi di rango europeo e la cosiddetta bad bank all’italiana. Il primo non è altro che la versione comunitaria di un organismo finanziato dagli istituti di credito operanti in uno Stato e serve a garantire i conti correnti dei clienti in caso di default di una banca. Su questo la Germania si è recentemente messa di traverso non volendo “europeizzare i rischi” di un sistema bancario che , nel caso dell’Italia, sta affrontando il peso di oltre 200 mld di crediti deteriorati, più o meno la stessa cifra di risorse pubbliche che la Germania investì nel 2008 per lo stesso scopo. È vero allora era permesso ma, e veniamo alla bad bank, la sostanza del problema non cambia e nemmeno la sua dimensione. Il Governo italiano non sembra intenzionato a cedere su questo punto soprattutto dopo il brutto scivolone sulle quattro banche risolte prima di Natale. Con questa chiave di lettura si potrebbe pensare che la partita sia tutta tra Roma e Bruxelles, ma rimane difficile pensare che il crescendo delle esternazioni di Renzi sia casuale o peggio ancora solitario. L’Italia potrebbe essere la vedetta di un fronte che vede ad alcuni Paesi mediterranei aggiungersi anche la Francia, scesa ormai dal piedistallo rigorista vista la sua intenzione di non assecondare nemmeno quest’anno le raccomandazioni Ue sul bilancio. Sullo sfondo ci sono gli USA, ormai fuori dalla crisi come certificato dalle recenti disposizioni della Federal Reserve, preoccupati di come il già fiacco Vecchio Continente potrà reggere la botta della nebulosa crisi cinese. Insomma un puzzle tutto da ricomporre per analisti e commentatori che si dividono di fronte alla domanda: un nuovo attacco solitario o il tentativo di una definitiva spallata all’austerity?