635ef4bbefdbbc9ec0475ec296011095SALE PIENE PER IL MITO DI TRE GENERAZIONE, MA NON ERA IL BENVENUTO TRA I BENPENSANTI CULTUROIDI DI SINISTRA

– a cura di Giorgio La Porta – L’Italia piange un mito di tre intere generazioni. Il gigante buono, amico dei bambini che senza mezza parolaccia e senza alcuna volgarità sistemava tutto a suon di sganassoni, si è spento ieri a 86 anni. Cosa dire dei suoi personaggi sempre così semplici e divertenti, raccontati in una cinquantina di film.

Un’Italia euforica dalla vittoria insperata con la Spagna si è improvvisamente spenta alla notizia della morte di Carlo Pedersoli.

Migliaia di tweet e messaggi facebook hanno subito reso l’idea della popolarità di questo personaggio.

Oggi però non voglio allinearmi a quegli articoli ipocriti di colleghi che dopo aver ignorato per anni un personaggio ne disegnano un santino nel giorno della scomparsa, voglio altresì affrontare un dramma del nostro mondo della cultura che non ha mai attribuito a questo personaggio un posto d’onore nel pantheon del cinema italiano nel mondo. Eppure i tweet in tedesco, spagnolo e inglese rendono bene l’idea di quanto fosse noto al pubblico.

Quel mondo della cultura che vive di finanziamenti pubblici come un parassita che si nutre da alieno del corpo ignaro di qualcuno fino a debilitarlo, proprio non ce la fa a riconoscere in maniera oggettiva i successi di alcuni artisti. Neanche fosse un clan, una casta, si chiude a riccio, parla un suo linguaggio, si premia e si esalta. Però i film con le sale vuote li paghiamo noi, con le nostre tasse e con i contributi delle regioni e del Ministero dei beni culturali.

Ovviamente Carlo, già notissimo per i suoi successi sportivi ha fatto qualcosa che i padroni della cultura proprio non potevano perdonare: si è candidato alle elezioni regionali del 2005 con Forza Italia.

Come potevano loro, esseri superiori, accettare che una persona intelligente e di successo potesse essere di centrodestra e addirittura avere la faccia tosta di esprimere le proprie opinioni e candidarsi alle elezioni? Che oltraggio!

Noi poveri ignoranti di centrodestra, che non leggiamo libri ma guardiamo soltanto le figure, che restiamo ore da brave casalinghe di voghera a lobotomizzarci guardando la D’Urso e Fede e riempiamo le sale cinematografiche coi cinepanettoni e con Checco Zalone, siamo dei poveri decerebrati che non meritano proprio niente. Noi che ridiamo con le sberle di Bud Spencer, con Fantozzi e Don Camillo proprio non possiamo decidere chi debba far parte del mondo della cultura. Dobbiamo solo finanziare i loro spot, le biografie di Berlinguer o i film contro Berlusconi. Noi paghiamo la loro propaganda e quando andiamo al cinema manteniamo in piedi quelle sale che poi boicottano film in controtendenza sgraditi a loro stessi.

Come ignorano un grande artista che riempie le sale, pensate cosa possano fare ad un giovane artista emergente che non sia allineato al loro pensiero, a un giovane regista, sceneggiatore o critico. Semplicemente lo uccidono, non lo fanno lavorare e appena possibile lo stroncano con quella arroganza che è tipica di una cosca mafiosa.

Loro sono democratici, noi siamo dei poveri imbecilli. Così imbecilli da non ribellarci su come vengano spesi i nostri soldi. Ci vorrebbe qualche sganassone e una bella rissa dove volano i tavoli, ma senza violenza, proprio come in un film di Bud.