– di Carlo Prosperi – L’austerità ha cambiato profondamente la fisionomia dell’Europa.
I fantasmagorici risultati elettorali dei partiti aderenti al centrodestra sembrano risalire ad un tempo molto lontano, accerchiati dalle narrazioni radicali delle Altre Europe partorite dagli economisti in motocicletta.
I Partiti che hanno traghettato il Portogallo durante l’implementazione del programma triennale di riforme strutturali in rimando al bailout di 78 miliardi di euro si ritroveranno in una coalizione unita, Portugal à Frente, sotto la leadership del Premier uscente Pedro Passos Coelho.
Il Parlamento lusitano è composto da 230 membri, eletti tramite un sistema proporzionale da 18 collegi in cui è stato diviso il Paese dopo la Rivoluzione dei Garofani. Per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, bisogna conquistarne almeno 116.
Nel 2011, nell’impossibilità di costituire un governo monocolore, fu formata una coalizione fra il Partito Socialdemocratico ed il Partido Popular, che ha affrontato la crisi dei debiti sovrani.I socialdemocratici avevano ottenuto il 47% dei seggi in Parlamento ed i socialisti il 38%. Dopo il voto di sfiducia al governo di minoranza di Jose Socrates, i popolari hanno aderito ad un governo guidato dai socialdemocratici.
Grazie alle riforme, l’economia portoghese ha registrato un aumento considerevole. Rispetto al 2014, in cui i dati risultavano già in positivo, il prodotto interno lordo è aumentato del 1.5%, mentre la disoccupazione è ai minimi storici dal 2011 (12.4%).
Nonostante il rapporto debito/PIL rimanga saldo al 130%, la sostenibilità è stata recentemente aumentata dalle agenzie di rating Standard & Poor’s e Fitch fino al livello BB+.
Oltre al PàF, a contendersi il premierato corrono anche il Partido Socialista di Antònio Costa, ex Sindaco di Lisbona, ed altre formazioni d’estrema sinistra, come la Coligação Democrática Unitária – alleanza elettorale fra comunisti e verdi – ed il Bloco de Esquerda – di tendenza radicale.
Gli ultimi sondaggi rilasciati danno i Socialdemocratici in vantaggio con il 38.5% dei voti, mentre Costa si attesterebbe sul 34%.
I socialisti sono incalzati dagli scandali di corruzione, ed il loro potenziale coalizionale è ridotto. La loro leadership ha già negato qualsiasi possibilità di un governo di gross koalition con i socialdemocratici. Sarebbero disposti eventualmente ad aderire “in caso di invasione aliena”.
Una coalizione rossa-rossa, fra i socialisti e le formazioni d’estrema sinistra, risulta un improbabile worst case scenario. Una riconferma degli attuali esponenti è considerato dagli analisti il risultato più plausibile.
Coelho, nato e cresciuto nell’Angola sotto il dominio portoghese, ha vissuto la sua formazione politica nel movimento giovanile del PSD, la Juventude SocialDemocrata, a cui è iscritto sin da quando ha avuto possibilità per diritto e di cui è diventato Presidente nazionale dopo 11 anni di militanza.
Dimostrando coraggio, forza di volontà ed aderenza a valori veramente liberal-conservatori, Coelho ha riformato un paese, modificandone l’assetto ed evitando il ripetersi dello scenario greco.
Se in Portogallo non è nata una forza alla jk Podemos o alla Syriza, lo dobbiamo alla resilienza del PSD.
Alla chiusura delle urne, speriamo di vedere Coelho con i suoi 3 bambini festeggiare la vittoria.