– Riceviamo e pubblichiamo a cura di Mirko De Carli – La politica come una volta. Senza camper con le scritte pubblicitarie, né scooteroni, né tantomeno spin doctor che provvedono a curarti l’immagine. Ma con tanti chilometri alle spalle. Riunioni serali interminabili, e addirittura piccoli comizi, come nell’era di prima di Internet. Ho curato la campagna elettorale delle amministrative per il Popolo della Famiglia, in tutti i comuni del nord Italia che vanno al voto in questa tornata di giugno. È stata un’esperienza massacrante, bisogna riconoscerlo, soprattutto sotto il profilo chilometrico e del sonno perso, ma eccezionale sul piano umano. Con i miei stretti collaboratori, abbiamo potuto toccare con mano quanto il Popolo della Famiglia stia realmente sbocciando, come i fiori a primavera. Un popolo composto da persone reali, di fede, che vogliono dare tramite questo nuovo movimento l’ultima chance alla politica. Man mano che si riunivano i vari gruppi locali, a proprie spese, a volte in locali improbabili ma sempre con facce nuove, sincere, appassionate, diventava sempre più chiara la nostra identità. Non siamo né potremo mai essere un partito confessionale, anche perchè nella maggior parte dei casi le porte delle canoniche e delle parrocchie per noi hanno continuato a essere chiuse. Di conseguenza, non siamo l’ennesimo partitino che cerca di riunire i cocci del passato “centrista” e postdemocristiano. Il Popolo della Famiglia si riconferma come una cosa completamente nuova, che ormai è partita e non ha intenzione di fermarsi. Essendo tutte persone di fede cristiana, non necessariamente cattolica, non possiamo fare a meno di ripensare alle parole del profeta Isaia. “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada immetterò fiumi nella steppa” (Is, 43, 18-19). Perché è proprio la novità che qualifica più di ogni altro aspetto politico il Popolo della Famiglia. Tra la gente che ho incontrato per il nord Italia si respirava indignazione verso la politica tradizionale, certo, ma non vi era nemmeno l’ombra del populismo che porta i partiti del momento a inseguire le rabbie più viscerali. Mai alcuna reazione di pancia nelle nostre riunioni, e nemmeno una parola fuori posto, bensì una capacità di analisi insospettabile per un popolo che fino ad oggi è stato semplicemente ignorato. Nelle mie peregrinazioni per organizzare i gruppi locali ho visto anche, ed è inutile negarlo, qualche caso di inettitudine e di malposta ambizione politica. Ma la passione e la buona fede della grande maggioranza delle persone incontrate hanno fatto sì che le velleità di questi improvvisatori venissero immediatamente individuate ed isolate. Senza bisogno di ricorrere a guerre statutarie, del tipo di quelle che stanno preoccupando i 5 Stelle. Una politica come una volta, dunque, come dicevamo. E infatti in Italia, non vergogniamoci a dirlo, stanno innegabilmente ritornando i partiti politici. La rabbia verso i vecchi simboli e le facce ad essi associate è forte, e molto palpabile. Ma la nostra gente, proprio per questo, non è più disposta ad affidarsi acriticamente ad un leader senza verificare le sul territorio le persone e programmi ai quali è ancora disposta a dare la propria fiducia. Proprio perché siamo in questa situazione, la risposta del Popolo della Famiglia ci sembra quella vincente. E il nostro ultimo viaggio elettorale ce ne dà conferma ad ogni tappa. Prossimità con la gente, organizzazione territoriale, trasparenza dei programmi. I risultati arriveranno, anzi stanno già arrivando. Anche se la completa mancanza di accesso ai media ci porta necessariamente ad essere sottovalutati, cominciano a sbocciare alcuni sondaggi che in certi comuni ci danno oltre la soglia del 3% che ci siamo proposti. Un obiettivo necessario, visti gli sbarramenti, ma perseguito con un pizzico di incoscienza, viste le condizioni di partenza. Ci vuole ancora umiltà, ma sappiamo bene che potrebbero già esserci sorprese. Comunque vada, l’esperienza di questa seconda tornata amministrativa per il PdF è stata ineguagliabile sul piano umano, e comunque ci ha dato la conferma di come il nostro movimento, anche se dovesse avere bisogno ancora di più tempo per radicarsi con piena efficacia, ormai è pienamente strutturato nella sua identità e nella sua presenza territoriale. Quindi nessun risultato non soddisfacente potrà farlo cadere nel dimenticatoio, nè da parte di coloro che si stanno prodigando per farlo vincere, nè da parte della gente. Se non saremo quelli di domani, senz’altro, parafrasando Giuseppe Prezzolini, saremo quelli di dopodomani. Ma già ora anche altre forze politiche riconducibili al cosiddetto centro-destra tradizionale, se non vuole consegnarsi al completo declino, deve fare i conti con la nostra identità e il nostro programma. Sta già succedendo in alcuni comuni dove abbiamo trovato un candidato sindaco civico vicino alla nostra sensibilità, e devo dire che in questi casi non ci sono stati problemi per stringere alleanze con le altre sigle più note.