C’è una bruttissima pagina nella storia d’Italia ed è la storia delle foibe, quel genocidio di italiani che venivano torturati, legati con il filo spinato e poi buttati giù in queste fosse comuni. Per anni non ne abbiamo potuto parlare perché erano troppo evidenti le responsabilità della sinistra italiana. Ancora oggi c’è un vero e proprio negazionismo da parte dei partiti come Sel che, nonostante la giornata del ricordo, nel migliore dei casi restano in silenzio, ma in molti altri fanno uscire dichiarazioni deliranti e anacronistiche in nome dell’antifascismo.
C’è poi un altro bruttissimo silenzio da parte dell’Anpi, l’Associazione dei Partigiani che magicamente il 10 febbraio sparisce nel nulla con delle capacità illusionistiche degne di David Copperfield. Ci dicano loro cosa è successo a Porzus, quando la resistenza rossa sterminò gli antifascisti cattolici della resistenza bianca. Prendano posizione sul Maresciallo Tito che ordinò fisicamente lo sterminio degli italiani nelle foibe.
E poi arriviamo a Pertini. Anche se sono passati 26 anni dalla sua scomparsa ci sono alcune pagine nere, anzi rosse, che proprio mi fanno vergognare di questo personaggio così mitizzato dalla stessa cultura sinistra che per 70 anni ha negato le foibe.
Puoi esultare ai mondiali e dire frasi come Gandhi, ma poi se vai a rendere omaggio e a baciare la bara di Tito, il massacratore degli italiani, non sei molto differente da quei dementi che esultano ed elogiano altre violente e sanguinose dittature.
No Presidente, sei responsabile dell’oblio di quelle stragi, del dolore di tanti compatrioti che non hanno mai avuto a che fare con il fascismo e che per il solo fatto di essere italiani sono stati barbaramente uccisi e gettati nelle foibe dai compagni comunisti. I bambini non hanno mai colpe, non hanno ideologia, eppure quelle fosse maledette ne erano piene.
E quando sei andato da quelle parti non ti sei degnato di portare un fiore sulle foibe, ma sei andato a onorare il loro carnefice, il tuo amico Tito.
E ne sei stato così schifosamente complice che quando la giustizia italiana è andata a condannare all’ergastolo Mario Toffanin, responsabile della strage di Porzus (pena a cui erano stati sommati altri trent’anni di reclusione per sequestro di persona, rapina aggravata, estorsione e concorso in omicidio aggravato e continuato) tu sei intervenuto dall’alto del tuo scranno presidenziale per dare la grazia ad un criminale con le mani sporche di sangue.
Oltretutto questo assassino, sempre grazie ad una legge dello Stato ha anche percepito una pensione dell’Inps per avere il nobile compito di aver sterminato degli italiani a Porzus in provincia di Udine (per approfondimenti sulla vicenda guardate il film Porzus di Renzo Martinelli del 1997).
E ricordiamo sempre che quello stesso Maresciallo Tito che tu salutavi ai funerali nel 1980 gode ancora della più alta onorificenza dello Stato Italiano, il titolo di ‘cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana’ sin dal 1969.
No signor Sandro, proprio non ce la faccio a chiamarti presidente e poco mi frega dei sorrisi ai mondiali e delle frasi più o meno fasulle. Sai, proprio ho un pessimo rapporto con gli amici dei nazisti rossi, che rossi o neri sempre assassini sporchi di sangue restano.
E se il Corsera scrive che resti il presidente più amato dagli italiani mi sento in dovere di scrivere ai miei concittadini questa pagina scomoda del tuo curriculum che qualche compagno avrebbe preferito nascondere, proprio come fatto con l’intera vergognosa pagina del massacro delle foibe.