Se è vero che è in procinto di nascere un patto del Nazareno-bis, quello su cui ci si deve concentrare non è tanto il motivo di questa scelta, quanto le conseguenze che porterà per il nostro paese.
È infatti quasi inevitabile ammettere che un più o meno celato legame con il Matteo nazionale, porterebbe a Silvio da una parte la speranza della sopravvivenza politica del proprio partito – fondato e mantenuto con fatica e lauti esborsi proprio dalla famiglia del Cav, tanto che anche le elezioni amministrative milanesi sembrano prive di quei fondi necessari e che la coalizione di Parisi stia decisamente raschiando il barile per garantire la minima visibilità alle liste che gli fanno capo, la civica e Forza Italia, appunto –, ma dall’altra anche una tranquillità elettorale ed istituzionale che oggi gli manca: il governo Renzi si prenderà il merito o la colpa (dipende dai punti di vista) di aver portato a compimento una serie di riforme che lo stesso Berlusconi avrebbe potuto promuovere, dal jobs act alla legge elettorale fino alla contrattazione aziendale. All’appello mancherebbe un provvedimento sulla giustizia, con la separazione delle carriere, caro al Cav ma eventualmente realizzabile in un futuro governo del nazareno.
E non si può tralasciare che anche a Renzi farebbe comodo un appoggio dal centrodestra, che non si riduca alla masnada verdiniana, spesso non decisiva. I dissidenti PD infatti continuano ad aumentare, complice la rivolta civatiana e la nascita della cosa di sinistra sancita dalla convention di Perugia di inizio marzo, Roberto Speranza in testa, che ha riunito la minoranza Dem con l’obiettivo di creare appunto un’alternativa al premier. La convergenza tra i due, Silvio e Renzi, si vede anche nella scelta delle candidature milanesi: non si fa segreto, a destra, dell’accettazione di una eventuale vittoria di Sala, ex manager di Expo ed ex manager della giunta Moratti. Seppur i due non si fidino uno dell’altro, dunque, non hanno alternative, sono condannati a trovare un’intesa.
Ma è questo che vogliamo per il nostro paese? Un’alleanza alla stregua dell’ultimo governo Merkel, un’unione di primarepubblicana memoria, che cerca nelle poltrone e nella convenienza il motivo d’essere della propria esistenza?
NoixMilano nasce per dare una reale alternativa alla Grosse Koalition all’italiana, che porterebbe il nostro paese indietro di vent’anni; sì, indietro proprio al momento in cui Silvio Berlusconi scese in campo per – così diceva – cambiare le cose. A Berlusconi va dato il merito di aver portato la società civile in politica, ma anche il demerito di aver fatto accomodare su confortevoli sedute camerali quei rappresentanti del fare (imprenditori, professionisti, ecc) che dovevano dare nuova linfa vitale alla politica italiana e che invece si sono fatti fagocitare dal sistema romano. Si dice che a Roma si perda la fede – paradossalmente, visto che proprio questa città è la culla della cristianità; io dico che a Roma si perde il senso di cosa è il bene pubblico, perché si rischia di finire per considerarlo bene proprio.
Ecco allora che la proposta davvero di destra, quel germe di coraggio Salvini-Meloni, costituisce per Roma e per l’Italia intera l’obiettivo politico a cui puntare. Se è vero che è in procinto di nascere un patto del Nazareno-bis, con al centro due cerchietti “forza Matteo” e “forza Silvio” e all’esterno tutti i gruppi più identitari e meno poltronari, meglio sarà pensare alle conseguenze di questo schema che, nel breve periodo porteranno ad un governo di comodo, ma a lungo andare sveglieranno le coscienze dei cittadini, di coloro che non hanno più voglia di essere manovrati come burattini. E allora saranno i trentenni e quarantenni di oggi ad avere la parola, se non altro perché gli anziani si saranno finalmente ritirati a vita privata.