– a cura di Giorgio La Porta – Non amo fare i santini dei morti e penso che a Pannella proprio non piacerebbe. Ho avuto modo di incontrarlo decine di volte in centro a Roma, spesso veniva ai congressi di AN e quando c’erano i referendum era un punto di riferimento imprescindibile. L’ultima volta che ebbi modo di parlarci fu a settembre scorso alla festa del giornale L’Avanti. Mi disse che avrebbe sognato un grande partito con il simbolo della Rosa nel pugno, insieme ai socialisti e alle forze laiche.
Voglio però fare un salto un po’ più indietro e raccontare quel rapporto di grande rispetto con la destra italiana e con il centrodestra berlusconiano, con il quale Pannella fu alleato per ben due elezioni politiche, nel ’94 e nel 96.
Molti faranno finta di non ricordare e magari quella stessa sinistra che cancella dolosamente pagine di storia, farà di tutto, soprattutto a 15 giorni dal voto per rendere pannella un piddino. Non era piddino, così come non era di centrodestra. Quando però il centrodestra faceva battaglie liberali e nei programmi annunciava una rivoluzione liberale, Pannella e i radicali c’erano, con il loro simbolo, la loro storia e le loro battaglie.
Ricordo la lista Pannella-Sgarbi nel ’96 insieme all’allora Polo delle Libertà, le liste del ’94 che permisero a tanti radicali come Taradash di entrare in parlamento. Così come ricordo la nomina di Emma Bonino a Commissario Europeo da parte del primo Governo Berlusconi.
Il centrodestra fu, fino al ’98 la casa naturale dei liberali e dei laici. C’era l’alleanza con il CCD di Casini e la Cdu di Buttiglione che poi si uniranno nell’UDC, ma fino a quei tempi Berlusconi sapeva rendersi interlocutore con i partiti della tradizione laica e liberale. Fino al giorno in cui qualcuno gli mise in testa di essere il nuovo De Gasperi e di poter fondare un nuovo partito cattolico. Ovviamente come la storia giudicherà, le copie vengono spesso molto peggio degli originali e il moderatismo cattolico si trasformò presto in bigottismo. Quel bigottismo che proprio andava in conflitto con Pannella.
Ricordo un retroscena del 2006, quando Prodi vinse per 26 mila voti mai riconteggiati e grazie a quella bellissima sconfitta eleggemmo Napolitano al Colle.
Ero il più giovane candidato alla Camera per AN e incontrai Pannella per un dibattito della Rosa del Pugno, alleata di Prodi.
Finito il dibattito lo presi in disparte sotto il palco. Gli chiesi come fosse possibile vedere i radicali alleati con rifondazione comunista e che sarebbero potuti essere determinanti per la vittoria di Romano Prodi, cosa che poi puntualmente si avverò. Mi bruciò in tre parole dicendomi che avrebbero voluto l’alleanza con Berlusconi ma che l’Udc aveva messo un veto nei loro confronti e che, contando meno dell’Udc Berlusconi si era fatto due conti e aveva preferito le truppe democristiane. Le solite scelte lungimiranti degne di uno statista che non pensa alle prossime elezioni ma alle future generazioni.
Nella mia storia personale Pannella ha rappresentato un modello per alcune battaglie sulla trasparenza dell’amministrazione pubblica, poi scopiazzate male dai grillini, e per la laicità dello Stato. Sarò sempre dall’altra parte della barricata per la legalizzazione delle droghe, ma faccio mie le battaglie contro l’8 per mille, per la revisione del Concordato Stato-Chiesa, per le unioni civili, per la parità di genere e per i diritti civili. Sposo i suoi metodi e il suo modo di alzare la voce per pretendere la chiarezza e la trasparenza in tutto ciò che venga finanziato con i soldi degli italiani. E’ un addio sincero a un personaggio della Prima Repubblica, l’unico sopravvissuto alla seconda e alla terza. Se molte persone che in queste ore hanno disegnato i suoi santini e hanno fatto discorsi di circostanza, saranno capaci domattina di sposare le sue battaglie per la trasparenza delle Istituzioni, sicuramente questo Paese potrà fare un passo avanti. Il centrodestra sempre più disorientato avrebbe tanto da imparare. Ma forse parlo di qualcosa che non esiste più, proprio come la rivoluzione liberale.