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MIGRANTI: L’EUROPA NON LI VUOLE, IL PROBLEMA E’ TUTTO ITALIANO

– di Filippo Del Monte – Francia e Spagna hanno annunciato la chiusura dei loro porti alle navi delle ONG che trasportano migranti. Cristalline sono risuonate le parole dell’Eliseo: “La Francia non ha intenzione di accogliere migranti economici”. Dello stesso tono la dichiarazione proveniente da Madrid. Si uniscono al coro l’Austria pronta ad inviare l’esercito al Brennero per respingere qualunque tentativo di attraversamento del confine e Malta che ricorda come i suoi porti siano da considerare “off limits” per le ONG. Dunque l’Italia è sola, “terra promessa” delle folle di disperati – e presunti tali – che si riversano sulle sue coste giornalmente. Questo però non deve stupire; in Europa c’è ancora chi non ha scordato cosa significhi “interesse nazionale” e solo il Bel Paese sembra essersene furbescamente – ma nemmeno troppo visti i risultati – per fare largo alla “patria comune” dell’Unione Europea.

Una famosa foto di questi giorni riproduce una nave della Guardia Civil spagnola stracolma di migranti pronta a scaricare il proprio carico sul molo di un porticciolo siciliano. A questo è servito il potenziamento di Frontex – di cui il governo Renzi tanto si vantò parlando di “rinnovata collaborazione europea” -, a riversare masse di esseri umani nel nostro Paese con la complicità delle Potenze alleate. Il rafforzamento della vigilanza comunitaria del Mediterraneo non ha consentito a Roma di ridurre i costi delle proprie missioni di controllo; ha solo rafforzato il meccanismo perverso di “accerchiamento” europeo del nostro Paese. Se prima era solo la Marina Militare ad assolvere al triste compito di soccorrere e trasportare a terra i migranti, ora anche flotte straniere (e quelle delle famose ONG) sono impegnate in quest’opera ma gli unici porti usati sono quelli italiani.

Due conti alla mano, Frontex ha letteralmente “sfiatato” l’Italia ormai incapace di gestire l’emergenza immigrazione. La crisi, giunta ormai al suo stadio “cronico”, travalica la questione umanitaria e diventa – checché ne dicano le “anime belle” nostrane vogliose di mostrare la loro carità cristiana travolte in un orgasmo autorazzistico –  politica ed economica. E quando è in gioco l’interesse politico nazionale si ragiona appunto in maniera “interessata”, ciò che è più giusto per la Nazione non è sempre giusto anche per il resto del mondo. Dunque se l’accoglienza coatta – con tutti i problemi d’ordine sociale ed economico che comporta – può essere giusta dal punto di vista “umanitario” (ma anche su questo ci sarebbe da ridire), dal punto di vista politico non conviene. Siamo arrivati al paradosso di affondare una Nazione per non affondare un barcone alla fonda.

Manifestazione dei “No Borders” a Ventimiglia. La sinistra antagonista è incapace di declinare dal punto di vista politico l’emergenza immigrazione e si attacca a feticci mondialisti.

Quando negli anni ’90 dall’Albania in subbuglio arrivarono torme di disperati il governo italiano ordinò agli incursori di Marina (il COMSUBIN) di affondare i barconi degli scafisti alla fonda. In una notte i nostri incursori eliminarono il problema dell’immigrazione clandestina nel Canale di Otranto. Certo, la situazione lungo le coste libiche è diversa, ci sono guerre in corso lungo tutta la fascia costiera del Mediterraneo sud-orientale ma il governo di Roma è obbligato ad agire, a prendere contatto con le autorità libiche e cercare gli estremi per un accordo basato su quello italo-libico stipulato con Gheddafi e stupidamente denunciato proprio da Roma all’epoca della guerra del 2011.

Del processo criminale di gestione dell’immigrazione clandestina sappiamo ormai tutto; la nostra intelligence ha lavorato capillarmente per comprenderne i meccanismi, eppure nessuno a Palazzo Chigi, agli Interni, agli Esteri ed alla Difesa ha intenzione di mettere fine all’invasione (perché di questo si tratta). Una Nazione sovrana ed indipendente (apparentemente) è stata presa in ostaggio da cooperative, ONG e nemici esterni ed il suo governo è complice di tutto questo. Il campione dei mondialisti Emmanuel Macron ha scelto di seguire la linea dura sull’immigrazione – complice anche l’emergenza terrorismo sul suolo francese – respingendo i migranti a Ventimiglia e chiudendo i propri porti; può farlo perché la Francia, al contrario dell’Italia, non è vincolata dalle clausole suicide del Trattato di Dublino – che ancora non si riesce a modificare – e della “solidarietà europea” se ne fa poco.

Solo in Italia si è convinti che la “solidarietà europea” esista e non sia, invece, uno strumento propagandistico molto potente che le Potenze maggiori (Francia e Germania ad esempio) utilizzano per portare avanti i propri esclusivi interessi nazionali. Quale unità europea si vuole raggiungere quando si decide scientificamente di lasciare solo uno Stato alleato nella gestione di un’emergenza ed anzi si collabora con chi l’emergenza la sta causando? Italiani – compresi i benpensanti che sicuramente non leggeranno questo articolo – pensiamo anche a questo quando pensiamo all’emergenza immigrazione. Non è questione di razzismo – di quello poco ce ne facciamo e non è insito nella nostra cultura – ma di interessi nazionali violati. Riscopriamo quel “sacro egoismo” che ci è mancato in questi anni, accendiamo una luce tra le tenebre dell’Unione Europea complice degli scafisti.

Emmanuel Macron ha scelto la linea dura contro gli immigrati perseguendo l’interesse nazionale. Anche il campione del mondialismo ha abbandonato i toni “umanitari” della sua campagna elettorale.

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