Primo storico incontro tra il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e Papa Francesco, in un colloquio che si è svolto tra le mura della Città del Vaticano.
A cura di Andrea Rapisarda – Il colloquio può considerarsi tutto fuorché informale, poiché avviene a Roma in un momento di grande crisi diplomatica tra l’Italia e la Francia: lascia perplessi la scelta francese di approdare in territorio italiano senza passare dai soliti “incontri di rito” con le istituzioni governative locali. Una condizione che inasprisce e logora ulteriormente l’asse geopolitico “Roma-Parigi”, considerate pure le innumerevoli esternazioni negative del Presidente francese verso le linee politiche del nuovo “governo Conte” dalla prima ora di mandato.
La Francia – e soprattutto Emmanuel Macron – non accetta l’idea di un’Italia che non è vincolata al parere “franco-tedesco” in fatto di politiche estere, soprattutto poi dopo quarant’anni di storia dove lo Stivale veniva visto virtualmente come una colonia francese per le continue “chinate di capo” a questi Stati. È indubbio che la musica – in terra italiana – sia cambiata con l’approdo del governo Conte e la forte trazione di Matteo Salvini, che ha rimesso nell’agenda di governo come priorità le politiche a vantaggio dei cittadini italiani e della stessa Italia: tra queste iniziative spicca il forte contrasto all’immigrazione clandestina e il blocco dei porti verso le navi delle “organizzazioni non governative” (ONG), che da anni – abitualmente – portavano migliaia di profughi a sbarcare sulle coste italiane.
Proprio d’immigrazione si è parlato principalmente nell’incontro tra Papa Bergoglio e Macron, in una visita che tutto trattava tranne che un reale aiuto verso le attuali condizioni dei migranti nel continente europeo. Il Presidente francese prova a giocare delle carte forti per indebolire le posizioni del governo in fatto d’immigrazione, ben consapevole dei forti interessi francesi nel sistema delle migrazioni e dei processi economici presenti nelle varie zone africane (specie nell’Africa Subsahariana). Tutto questo utilizzando il “Cavallo di Troia” dello Stivale impersonificato da Papa Francesco, che tante volte ha criticato – anche aspramente – le politiche condotte dallo Stato italiano o addirittura le dichiarazioni della Lega.
Proprio su Bergoglio serve aprire una forte parentesi di tipo culturale, poiché è necessario scindere – per analizzarne al meglio il personaggio – l’uomo di Chiesa dalla figura di “uomo politico” della Santa Sede. Quando parliamo del Santo Padre anzitutto serve essere coscienti di come Francesco provenga da una cultura diversa da quella europea, essendo il primo Papa straniero dopo Papa Gregorio III a distanza di 1277 anni (il suo mandato pontificio è datato tra il 731 e il 741 DC). Proprio in virtù di ciò entra in gioco quel fattore culturale particolarmente improntato all’aiuto del prossimo e una posizione a favore del multiculturalismo, probabilmente maturata con le esperienze di sostegno alle persone più bisognose presenti nelle periferie di Buenos Aires e per il forte studio del pensiero di San Francesco d’Assisi: proprio in virtù di ciò vediamo la figura di un “Papa rivoluzionario” per la Chiesa Cattolica, che riporta il motto di una “Chiesa semplice – in fatto di potere e lustro dei beni materiali – e vicina alle persone più povere”. Se una personalità simile può essere ottima – e garantire buone speranze – per il mondo cattolico, non possiamo dire lo stesso sul piano delle “politiche internazionali” gestite da Francesco I: dal 2013 più volte ha rilasciato – illegittimamente – dichiarazioni sul contesto politico italiano, dimenticando come la “Città del Vaticano” non sia né l’Italia e tantomeno Roma.
L’asse “franco-vaticano” probabilmente si rivelerà solamente l’ennesimo caso mediatico di Emmanuel Macron, che proverà a mandare ulteriore materiale alla stampa – quella vicina a lui – per attaccare le politiche italiane e del governo Conte: una sceneggiatura paradossale e ipocrita montata dalla Francia, lo stesso Stato – va ricordato – che vietava l’entrata alle “donne migranti in stato di gravidanza” nelle terre francesi attraverso Ventimiglia.