di Riccardo Boccolucci – L’Italia deve ripartire. E’ Lunedì, precisamente il 09 di aprile, e son passati ben 37 giorni dal fatidico 4 marzo. Quest’oggi il mio pensiero va a tutti quegli italiani che sono andati a votare con la speranza di un cambiamento, aspettandosi ragionevoli risposte dalla politica, su tanti problemi: sicurezza, immigrazione, occupazione, formazione e sviluppo. I partiti devono poter guardare metaforicamente negli occhi i propri elettori e dire se effettivamente sono in grado di dare queste risposte.
In questi giorni, dopo un primo giro di consultazioni fallimentare, stiamo assistendo ad un teatrino che ci riporta, come se fossimo in una macchina del tempo, alla Prima Repubblica.
Luigi Di Maio, il capo politico del MoVimento 5 Stelle, sta camminando in un intricato labirinto dal quale potrebbe avere difficoltà ad uscire: dopo aver tentato invano di sfasciare la solidissima alleanza di centrodestra, ponendo un veto su Silvio Berlusconi, adesso sta corteggiando spudoratamente il Partito Democratico, proprio quel partito che nel lontano 2013 aveva proposto loro un medesimo “contratto di governo“, ricevendo di risposta una sonora umiliazione. Che faccia tosta! L’Onorevole Di Maio, insieme a tutta la truppa pentastellata, dovrebbe smetterla di comportarsi come se avesse vinto le elezioni. È arrivato secondo. Oggi deve dire se il Movimento 5 Stelle è disposto a tornare con i piedi per terra per dare una mano a chi è arrivato primo nel fare un Governo in grado di affrontare i problemi reali dei cittadini.
La coalizione di centrodestra, la quale ha vinto le elezioni con il 37%, ma che non ha sufficienti seggi per formare una maggioranza di Governo, deve presentarsi dal Presidente Mattarella con un programma realizzabile, chiedendo in aula i voti per poterlo fare. Un programma di pochi punti, semplici e condivisibili: una riforma che regoli in modo adeguato il fenomeno dei flussi migratori, un progetto per dare maggiore sicurezza alle nostre città in un momento storico in cui la minaccia terroristica torna a farsi sentire prepotentemente, una riforma dell’istruzione, partendo dalla scuola primaria fino ad arrivare all’Università, senza dimenticare gli sgravi fiscali alle imprese e ai lavoratori, per creare maggiore occupazione a partire dai nostri giovani.