A cura di Antonio Canto – Fine primo round, la XVIII Legislatura inizia con un pareggio che sa di sconfitta per qualcuno e per vittoria, seppur di misura, per qualcun altro. Servirebbe quasi il VAR per rivedere, fotogramma per fotogramma, il momento in cui la proposta candidatura del Sen.Romani sposta il baricentro del Movimento 5 Stelle, costringendolo a fare muro proprio a favore di una forzista della prima ora, la giurista Elisabetta Casellati, che diventa la prima donna Presidente del Senato della Repubblica e Roberto Fico, annunciato in contemporanea, ritrovatosi Presidente della Camera, dopo aver sostituito Fraccaro in extremis. Un colpo di scena, un’intesa raggiunta nella mattinata di sabato, con Salvini che corre da Berlusconi a Palazzo Grazioli dopo l’empasse sul presunto strappo per aver sostenuto la senatrice Anna Maria Bernini.
Dialogo veloce, scambio di idee e accordo raggiunto con buona pace dei capi gruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani.
Forza Italia spaccata? Domanda che sa di affermazione.
Il rischio di veder traghettare alcuni forzisti in ambiente leghista invita a mantenere la calma ed avere pazienza, Silvio Berlusconi è ancora in campo e segue la partita, nonostante il 14% nazionale è meno di quanto si aspettasse di vedere all’ indomani delle elezioni, sa di essere ancora determinante. Ha la lucidità’ di leggere bene il secondo tempo del match, cambia tattica ed azzecca i cambi.
Per il momento le ingerenze più fastidiose sono per Di Maio&Co. da parte del moVimento, quello vero, quello che muove le piazze e popola la rete, quello del VaffaDay.
Così per Fico scatta il fuori gioco con un ruolo super partes, rimanendo di fatto fuori dalle scelte politiche del prossimo Governo e la leadership è al sicuro.
Fino al prossimo sgambetto.
Attenti ai boomerang quindi.
Proprio lí, nella piazza virtuale, tira aria di tempesta, ma il cammino di Santiago è ancora lungo e la salita al Colle sempre piu ripida.
Almeno cosi sembrerebbe, ma poi, oltre l’orizzonte si scruta il sereno, dove sono evidenti i segnali di un’intesa fantasticata prima del voto e sempre più concreta post voto, ma senza strette di mano in pubblico, solo abbracci privati.
Con buona pace dei puristi.
Tra le Camere corre un abisso di personalità ed esperienze, due modi diversi di intendere la politica, non per questo qualcuno esclude una possibile convivenza.
Ma la politica è partecipazione e per giocarsela bisogna partecipare, non solo iscriversi.
Certo, “quell’insostenibile leggerezza dell’essere” che ti porta un metro più in là e vedere Di Maio che chiama Salvini che chiama Berlusconi che riesce ad avere una pedina fondamentale nello scacchiere deve essere difficile da gestire, almeno per ora.
A meno che non ci siano piani diversi per l’immediato futuro, un investimento a tempo per fare le prove generali da Premier.