A cura di Giorgio La Porta – Arriva l’accordo di fine legislatura sulla legge elettorale. Dopo 5 anni di discussioni sarebbe bastato tirar fuori la legge elettorale del ’92 e ci sarebbe stata già una buona bozza di partenza. Ora che sono tutti sereni che le pensioni dei parlamentari sono abbondantemente scattate, finalmente si può ragionare sulle regole della prossima partita elettorale.
I maggiori partiti in aula, ovvero PD, 5 stelle, lega e forza italia sembrano convergere su questa legge che taglierebbe fuori tutti i partitini sotto il 5%. Da Alfano a Fitto, da Parisi all’estrema sinistra, pare che non ci sia più spazio per nessuno. Qualcuno ora cercherà di riciclarsi in qualche grande partito con il benestare del leader di turno, ma l’operazione è molto rischiosa. Dove andranno tutti i verdiniani che in questi anni sono stati fedelissimi di Renzi, insieme al fido Angelino, alla Lorenzin che a volte esprimeva posizioni più organiche al pd degli stessi componenti del Nazareno? Qualche centrista verrà salvato da Silvio, qualche altro messo in lista dal Pd per poi essere messo alla prova delle preferenze, ma tutti non potranno essere salvati, anche perché le preferenze non danno scampo a nessuno e le persone da ‘salvare’ sarebbero davvero troppe. Non ci sono più i posti in lista bloccati e chi è stato un fedelissimo per 5 anni non può essere sacrificato per lasciare spazio per chi è stato altrove negli ultimi 5 anni. Angelino ha portato le sue truppe al massacro totale, non riuscendo ad ottenere neanche un accordo di maggioranza sulla legge elettorale. 5 anni insieme al Pd e poi lo trattano come un fazzoletto usato. Gli sta bene. Così non può andare a sinistra e non può tornare nel centrodestra. Sta minacciando la maggioranza di non votare più la fiducia al governo, che a tre mesi dal voto ha la stessa utilità di asciugare uno scoglio con un phon. Sarebbe bello se oggi stesso le opposizioni presentassero una mozione di sfiducia solo per vedere come si comporterebbe. Tanto a salvare il governo ci penserebbero quelle truppe di deputati che escono dall’aula al momento del voto. Ma intanto lui dopo aver votato la sfiducia al suo stesso governo non potrebbe continuare a fare il ministro. Insomma, la resa dei conti è vicina e vicino è il voto del popolo sovrano. Preparate i pop-corn.
[poll id=”50″]