-A cura di Riccardo Boccolucci- Siamo da Christie’s, la più antica casa d’aste al mondo, e a fare da sfondo la città che non dorme mai, New York. La sua fama si deve ad una serie di aste record, che in 256 anni di storia hanno plasmato il semplice significato di vendita; l’ultima proprio pochi giorni fa, quando a registrare un altro primato è stato l’italico Modigliani, protagonista della scena con il suo “Nu couché” venduto all’eccentrico magnate di Shangai – Liu Yiqian – per la strabiliante cifra di 170,4 milioni di dollari, circa 158 milioni di euro.
Il dipinto, commissionato all’artista livornese da Leopold Zborowski – uno dei più importanti mercanti d’arte moderna della Parigi dell’epoca – venne realizzato nel gelido inverno del 1917. L’opera dalle mani di “Zbo” è passata in quelle del collezionista Jonas Netter, per poi arrivare in Italia: prima nella collezione di Cesarina e Riccardo Gualino a Torino, e infine nel 1949 a Gianni Mattioli, padre di Laura, l’ultima proprietaria italiana che ha deciso di metterlo all’asta.
La protagonista, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è Jeanne Hébuterne, grandissimo amore di Modigliani, ma una delle modelle che gli procurava il suo mecenate, poiché il pittore non voleva assolutamente mettere in mostra la sua donna e musa ispiratrice, senza veli e in pose eccessivamente sensuali. La donna, una sorta di cariatide supina con le braccia sollevate e le mani dietro la nuca, sembra rappresentare la pacifica rassegnazione del giovane Amedeo del non potersi dedicare alla scultura, a causa dei suoi polmoni che, affetti da tubercolosi, non potevano sopportare le polveri del marmo. La figura è caratterizzata da una linea sicura e da volumi solidi che donano una straordinaria grazia formale e un palpabile potere erotico, tali da provocare un non consueto turbamento durante la sua esposizione nella Galerie Berthe Weill di Parigi, dove fu necessario l’intervento della polizia per placare gli animi; un aneddoto che senza dubbio contribuisce a rafforzare la sua storia rendendolo un capolavoro assoluto.
Non è la prima volta che assistiamo “all’espropriazione” di opere di artisti italiani da parte di privati o di enti pubblici appartenenti ad altri paesi, già non molto tempo fa denunciavo la sottrazione al popolo italiano di una bellissima opera del Caravaggio, proveniente dalla collezione Elena Imparato Caracciolo a Napoli, oggi esposta al Metropolitan Museum di New York. Il fatto che le nostre opere riscuotano così tanto successo a livello mondiale è fonte di grande orgoglio per tutti noi, ma il perchè venga permesso, a capolavori come questo, di uscire dai nostri confini senza batter ciglio da parte delle nostre Istituzioni, mi rimane a malincuore sconosciuto.
Le opere d’arte italiane di questo tenore dovrebbero aver bisogno di un’autorizzazione speciale per poter uscire dal nostro Paese. Trovo assurdo che il nostro Governo non abbia fatto nulla per poter garantire al suo popolo la possibilità di avere a disposizione una delle maggiori opere di un artista del calibro di Amedeo Modigliani, il quale ha contribuito ad arricchire la fama della nostra nazione a livello internazionale. Andrebbero garantiti dei fondi da parte dello Stato, per un’operazione di recupero delle grandi opere di artisti italiani, sparse tra collezioni private e grandi musei in tutto il mondo.
Ovviamente la notizia ha scosso, non poco, l’opinione pubblica. In primis, il sindaco di Livorno – città natale di Modigliani – Filippo Nogarin, il quale ha sottolineato il fatto che Modigliani sia patrimonio culturale sì per l’intera umanità ma “soprattutto per noi suoi concittadini che dobbiamo assistere inermi di fronte alla vendita di un capolavoro indiscusso col rischio di perderne addirittura le tracce”. Nogarin, a nome di tutti gli italiani, ha chiesto alla Commissione del Senato competente di intervenire per tentare di riacquisire un’opera di tale pregio che rappresenterebbe sicuramente un investimento per il futuro dell’Italia, per la sua storia e per sua la cultura. Io stesso mi unisco all’appello del primo cittadino livornese, rivolgendomi in primo luogo al Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, nel riportare in Patria questo capolavoro.
Tutelare il nostro patrimonio culturale vuol dire anche salvaguardare la nostra storia, cercare in ogni modo di riacquisire opere di artisti che hanno contribuito a rendere l’Italia il più rilevante attore all’interno della scena artistica mondiale, che per vicissitudini storiche sono finite nelle mani di privati. Penso alla moltitudine di statue romane, affreschi etruschi e opere eccezionali, da Tintoretto a Botticelli, da Boetti a Fontana, che insieme a molte altre sono conservate nelle case dei collezionisti, alcuni dei quali, vista la crisi economica, potrebbero vendere.
Non abbiamo più tempo da perdere, bisogna intervenire.