– di Francesco Laviola- In una piazza strapiena e variopinta si è radunata una folla molto variegata. Persone diverse, idee diverse, età diverse, storie diverse, un’unica cosa in comune: la volontà di difendere un modello di famiglia che si avverte minacciato non soltanto da un ddl in discussione al Senato, ma da un vero e proprio modo di vedere la vita che rischia di indebolire l’istituto familiare. Sotto il palco del Circo Massimo, senza bandiere o simboli di partito, erano presenti anche alcuni esponenti politici. Ne abbiamo intervistato qualcuno per capire l’opinione dei partiti “moderati” e abbiamo scoperto che a fronte di un’esigua distanza ideologica ci sono delle ampie distanze politiche. Abbiamo incontrato Altiero Matteoli (Forza Italia) e gli abbiamo domandato quale fosse la posizione del suo partito, che in questi giorni è sembrata quasi oscillare tra l’orientamento del partito e la libertà di coscienza. Ecco la sua risposta:”Forza Italia ha deciso di votare contro (il ddl Cirinnà, Ndr), poi ha deciso che non ci siano sanzioni per chi decide di votare a favore. Detto questo, la decisione a gruppi riuniti è di votare contro. È La scelta giusta!” “Per quanto riguarda il voto in Senato sono preoccupato che qualcuno abbia venduto il proprio voto per avere qualche sottosegretariato in più” ha aggiunto allusivamente. L’opinione di Mario Mauro (Popolari per l’Italia) è molto più radicale:” È semplice, bisognerebbe fare il contrario di quello che ha fatto Alfano,che ha fatto finta di votare “no” per poi cedere alle richieste del Partito Democratico. Per far cadere questo ddl bisogna far cadere il governo. Se Area Popolare accetta che il Pd faccia una maggioranza con Grillo su questa legge significa che essere o non essere al governo non ha alcun senso. È semplicemente il cagnolino di compagnia di Renzi, quindi per avere una posizione politica chiara e bisogna far cadere il governo.” Mauro, inoltre, si è mostrato abbastanza preoccupato del fatto che il disegno Cirinnà abbia davvero i numeri per essere approvato: “l’asse Pd-Sel-5stelle è largamente maggioritario al Senato, quindi l’unico fatto politico che può smuovere le acque è l’intenzione di Ncd-Udc di far cadere il governo. I Cattodem non hanno i numeri. E poi togliere la stepchild non significa che la legge diventa buona. La Cirinnà è una legge che va respinta in toto.” Meno pessimista si mostra, invece, Roberto Formigoni (NCD), al quale abbiamo chiesto se l’opposizione al Ddl Cirinnà sia un’occasione per i partiti di centro-destra di fare quadrato: “Perché no? Mi ha fatto piacere che la Lega e Forza Italia abbiano scelto di unirsi a noi in questa battaglia, dopo gli iniziali tentennamenti, e sicuramente l’idea di difesa della famiglia ha sempre avuto un forte diritto di cittadinanza all’interno del centro-destra. Ma aggiungo di più: l’idea di difesa della famiglia trova seguaci anche all’interno dei partiti di sinistra, ci sono tanti colleghi del Pd che stanno sollevando obiezioni. Terrei fuori le sigle di partito dal dibattito su questa legge. È una questione antropologica importantissima, è il futuro dell’Italia e non possiamo rischiare di ridurre tutto ad uno scontro tra schieramenti.” L’ex presidente della Regione Lombardia si mostra, inoltre, più possibilista anche rispetto all’esito del voto in Senato:” 1 X 2, il Pd è spaccato e qualche grillino mi ha segretamente confessato che non è d’accordo.” Obiettivo unico,ma posizioni e strategie diverse. Come finirà questa travagliata vicenda? Le prossima settimane si preannunciano accese di dibattiti e ricche di colpi di scena.