– di Simone Paris – Con 289 voti favorevoli, 98 contrari e 21 astenuti il 29 settembre 2015 la Camera dei Deputati ha approvato “l’opportunità di una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria, previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici”. E’ soltanto una piccola goccia in un mare segnato da decenni di progetti, mozioni parlamentari, permessi e dinieghi, ma rappresenta soprattutto il ritorno all’interno del dibattito pubblico di un’opera strategica per lo sviluppo del Meridione e dell’Italia tutta. L’idea di realizzare un collegamento tra la Calabria e la Trinacria per valicare lo stretto di Messina è presente fin dall’ epoca romana, con la probabile realizzazione di un ponte di barche per trasportare sulla terraferma 140 elefanti sottratti ai Cartaginesi durante le guerre puniche. Questa volontà continua ad essere sempre presente nei vari governatori che si susseguono nella dominazione del Meridione Italiano (Carlo Magno, Roberto il Guiscardo, la dinastia Borbone), ma le oggettive difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello stretto, caratterizzate da fondali marini irregolari e molto profondi, da tumultuose correnti marine e da forti venti in una zona ad elevata sismicità, fecero sì che la realizzazione del Ponte rimanesse una sfida impossibile per l’ingegneria dell’epoca. La costruzione di un Ponte sullo Stretto diventa uno dei capisaldi per superare l’annosa questione meridionale fin dai principi dell’Unità italiana; paradossali sono le parole, datate 1876, dell’Onorevole e futuro primo ministro Giuseppe Zanardelli: “Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente”. Gli stessi identici proclami si ascoltano ormai da 150 anni e sono stati pronunciati anche da un grande statista quale Cetto La Qualunque: “Il ponte [sullo Stretto] si farà! E se non basta il ponte faremo un tunnel…”. Tralasciando la sottile ironia, anche se da un certo punto di vista comprensibile, non si può non disquisire su questa opera, ritenuta da molti strategica per il rilancio del Sistema Paese. L’ordine del giorno approvato dal Parlamento italiano rappresenta un primo, ma non banale, passo per riavviare il lungo iter progettuale del Ponte sullo Stretto, dopo il definitivo stop al precedente progetto avutosi con il Governo Monti e la successiva messa in liquidazione della Stretto di Messina S.p.A., concessionaria dell’opera, dietro il pagamento di una consistente penale. La costruzione del Ponte sullo Stretto velocizzerebbe in maniera impressionante il collegamento tra la Sicilia e il resto dello Stivale, andandosi ad inserire all’interno del corridoio europeo Berlino-Palermo, fondamentale per unire ogni angolo di Europa al suo cuore pulsante. Questa fondamentale opera strategica potrebbe rappresentare il volano per uno vero e definitivo sviluppo del Meridione italiano. Andando ad analizzare più specificatamente le problematiche tecniche ed ambientali, oltre che politiche, che arrestano da decenni la costruzione del Ponte, si può notare come esse siano pienamente superabili, grazie al prodigioso sviluppo dell’ingegneria che ha portato, negli ultimi anni, alla realizzazione di ponti molto audaci dal punto di vista strutturale, come l’Akashi Bridge in Giappone o Tsing Ma Bridge ad Hong Kong, solo per citare i più recenti. Il progetto per un ponte di tali dimensioni ha ovviamente dato luogo ad un dibattito tecnico e scientifico per la scelta della soluzione migliore, che garantisca un minimo impatto ambientale e una massima funzionalità. Tante ipotesi sono state fatte sulla tipologia di ponte (ponte strallato, ponte sospeso, ponte ad unica o a più campate, tunnel sotterraneo), sul suo utilizzo (automobilistico, ferroviario, pedonale), ma nessuna di esse è vincolante, dovendo ragionare solamente sulla sua piena funzionalità ed operatività. Sicuramente sarebbe auspicabile un ponte che colleghi sia su gomma che su ferro la Sicilia al resto d’Europa; per la tipologia si protende sempre più verso un ponte sospeso con un’unica grande campata con un impalcato fortemente irrigidito che consentirebbe il completo superamento dello Stretto, senza la necessità di piloni intermedi. Consci che le problematiche tecniche ed ambientali possano essere ampiamente superate, si deve sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che questa opera sia strategica per lo sviluppo dell’Italia e non sia solo una boutade elettorale buona da rispolverare in ogni occasione.
L’Italia, se vuole veramente rilanciarsi, deve ripartire dalle Grandi Opere e la costruzione del Ponte sullo Stretto va pienamente ad inserirsi su questa strada.
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