– A cura di Alessio Marsili – 28 % dei suffragi, vittorioso in 6 su 13 Regioni metropolitane, il Front National, guadagnando quasi 6 punti percentuali rispetto allo già straordinario risultato delle europee, si conferma primo partito di Francia, vincendo la prima tornata delle elezioni regionali; “Union de la droite”, coalizione della destra moderata comprendente Les Republicains di Sarkozy ed altre forze minoritarie, al secondo posto con il 26,8% dei voti, avanti in 4 Regioni – fra cui quella della Capitale, l’Ile- de- France -; debacle del Partito Socialista del presidente Hollande e della lista “Union de la Gauche”, attestatasi al 23%. La Francia svolta a Destra, e per Marine le Pen il grande successo elettorale può essere un importante trampolino di lancio per l’Eliseo.
“È la rivolta del popolo contro le élite; i cittadini non sopportano più il disprezzo di una classe politica che per anni ha difeso i suoi interessi e non quelli del popolo” quanto dichiarato dalla Dama Nera nelle ore successive la vittoria, durante una conferenza stampa, concludendo il discorso con un tonante “Vive la France. Vive la Republique Française”. Si, perché la vera posta in gioco delle elezioni regionali è la corsa alle presidenziali del 2017. Favorito da un peculiare sistema elettorale prevedente il doppio turno – il quale inevitabilmente favorisce i partiti di maggior risonanza -, il bipartitismo storicamente tipico della vita politica transalpina è seriamente minacciato (e probabilmente superato) dall’ingresso di diritto del Front National nella famiglia dei ”grandi partiti”. La rottura con il padre Jean-Marie, sostenitore della linea dura e pura, va letta in questo senso, ancor di più in chiave Eliseo: Marine le Pen punta all’elettorato moderato, utilizzando toni più concilianti e rassicuranti strumentali al raggruppamento intorno al proprio partito, del più ampio consenso possibile
Eccezion fatta per la Picardie-Nord-pas-de-Calais e PACA (Provenza, Alpi e Costa Azzurra), dove il margine di Marine le Pen e Marion-Maréchal è estremamente elevato, – entrambe oltre il 40% delle preferenze – per i candidati del Fronte resta l’incognita del secondo turno, ed ancor di più del “fronte repubblicano”: un accordo, celato o meno, fra forze moderate per arginare l’irresistibile ascesa dell’estrema destra. Il Partito Socialista ha, infatti, ritirato i propri candidati in 2 Regioni dove si attestava quale 3 lista, ed il primo ministro Manuel Valls ha pubblicamente invitato a votare per la destra al ballottaggio. Uno scenario che riconduce al 2002, unico precedente nella seppur breve storia della V Repubblica, quando al ballottaggio per le presidenziali fra Chirac e Jean Marie le Pen, la sinistra voto per il candidato di centro-destra il quale trionfo con l’83% dei voti. I valori della “gauche”…
Profondo rosso per il Partito Socialista. Aspettative disattese, svolta neo-liberale infruttuosa; la formazione politica di Governo è a pezzi, quando la partita è ancora da giocare – basti pensare che prima delle elezioni, 21 delle 22 Regioni francesi erano a maggioranza socialista. Il Ps si trova in una situazione complicata, costretto a 18 mesi dalle elezioni presidenziali a ricostruire tutto: alle promesse non mantenute si sono aggiunte, in questo periodo così delicato, le numerose misure repressive adottate per contrastare il terrorismo e non essere accusati di eccesiva indulgenza – una brusca virata a destra che ha lasciato fortemente perplessi gli elettori socialisti. Inevitabile che sicurezza, immigrazione, questioni religiose, congiuntamente ad un’adeguata capacità oratoria siano alla base dello strabiliante successo ottenuto dal Front National.
Eppure, come recitano numerosi giornali francesi, la vittoria del Front National rappresenta uno “choc”, nonostante 1 transalpino su 3 abbia votato il partito di Marine le Pen – prima forza politica nella fascia dai 18 ai 26 anni. Rassegnazione, disinganno, paesaggio disastrato: sono i titoli di alcuni quotidiani d’Oltralpe, fra cui “Le Parisien”; rabbia fredda, brutale, senza pietà, alimentata dai fallimenti dei governi secondo “Le Figaro”. Ma soprattutto si parla di paura, paura del diverso ed in ultima istanza della democrazia. Un voto figlio, solo ed esclusivamente, della paura. Ipocrita ed inopportuno, se contestualizzato ad una forza politica che ha ricevuto il 28% dei voti dell’elettorato francese – triplicando i propri consensi in meno di 4 anni -, vinto le ultime 3 elezioni, radicatasi nel territorio, e proponente un’offerta politica dai contenuti forti (a volte eccessivi), credibili e meno urlati. Cosi come inopportuni sono i paragoni con Salvini e la destra italiana, la quale, a differenza del Front National, ha governato – molte volte male -, priva di adeguata lungimiranza progettuale ed una classe dirigente all’altezza. Nel frattempo, siamo costretti ad assistere al classico, insopportabile, teatrino in salsa radical-chic da salotto della sinistra: la stessa che esaltava la vittoria elettorale di Tsipras, nella quale il popolo, a loro dire giustamente, si ribellava; quando, peró, a trionfare è il Front National, incombente è la deriva populista e fascista. Amanti della democrazia, insomma, solo se viene premiata la sinistra.
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