-di Giovanni Russo- L’inchiesta che nei giorni scorsi ha coinvolto il Governatore della Campania è davvero seria e getta un’ombra di dubbio su quella trasparenza tanto sbandierata prima e a campagna elettorale conclusa, dalla maggioranza e dal Partito Democratico. La fiducia nel lavoro dei magistrati e il rispetto nel naturale corso delle indagini che si deve in quanto Stato e quindi Sistema Giudiziario “garantista”, non può e non deve oscurare il reale problema, il “primato della politica”; quel primato della politica in chiave giudiziaria, che in Italia è una specie un po’ particolare, da anni tradotto in uno scontro fra poteri dello Stato di cui hanno fatto e fanno le spese le istituzioni e anche i singoli cittadini quando hanno a che fare con quei poteri. Il Segretario del PD, in pacifica smentita del proprio pensiero rispetto al periodo di “rottamazione”, ripete ormai dal suo insediamento: “Che non ci si dimette per un avviso di garanzia, un rinvio a giudizio, ma per fatti accertati, anche in indagini giudiziarie che dimostrano gravi responsabilità politiche e morali”. Purtroppo per Renzi, passi la gravità di tale pensiero, basti ricordare una serie di casi che inverano tale principio: in ultimo le bugie del Sindaco Marino sugli scontrini delle cene, quelle del Sottosegretario Barracciu sui rimborsi regionali in Sardegna e, a dimostrazione dello spirito bipartisan che hanno le bugie, quelle del Ministro Lupi sul Rolex e gli aiutini al figlio. E’ questo il “primato della politica” ? Ritornando in Campania, Renzi e il PD nel massimo rispetto della magistratura scelgono la strada della prudenza e aspettano l’esito dell’inchiesta, cosa che non fecero con Marino specificando come, quella di De Luca sia una vicenda dai tratti ancora oscuri,e dalla quale, sono convinti, che il Presidente possa uscirne sano e salvo La verità è che sulle responsabilità politiche e morali del Governatore, non c’è nulla di “oscuro” o “da accertare”, né “carte” o “atti giudiziari” da attendere. Le intercettazioni dicono che lo staff di De Luca ha promesso a Guglielmo Manna una nomina dirigenziale nella sanità in cambio delle due sentenze della di lui moglie Anna Scognamiglio, giudice relatore ed estensore, che ha sospeso la sospensione di De Luca decretata da Renzi in base alla Severino e ha respinto i ricorsi dell’opposizione. Ammesso e non concesso che i suoi faccendieri abbiano agito alle sue spalle e a sua insaputa, De Luca è comunque l’unico beneficiario dei loro traffici. Se quelli non avessero promesso la promozione al marito della giudice, questa avrebbe confermato – com’era suo dovere – la sospensione del governatore in base alla Severino, dunque il personaggetto se ne sarebbe andato a casa già nel mese di Luglio. La verità è che De Luca sapeva tutto dell’inchiesta almeno dal 19 ottobre e non ha cacciato nessuno degli indagati del suo entourage, ha continuato a tacere e poi a mentire su di sé e sul suo segretario finché i giornalisti non hanno scoperto la verità. Che Renzi goda di memoria labile, ne ha già dato dimostrazione, ma che dopo che la Consulta ha confermato la piena legittimità della Severino respingendo l’eccezione di incostituzionalità avanzata da De Magistris, finga pure di ignorare che De Luca è governatore grazie a due sentenze viziate per altro ribaltate da un suo stesso decreto, è troppo, quantomeno per il rispetto dovuto all’intelligenza umana. Oggi quel mandato “assolutamente pieno” che De Luca ha più volte confermato di avere è, in realtà, alla luce di questi “fatti”, un mandato “assolutamente vuoto”, e lo era prima ancora di essere eletto, visto che era sospeso per la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, ne l’aveva dopo essere stato eletto, visto che proprio Renzi lo sospese subito per decreto e lo perderà definitivamente non appena i giudici di Napoli, si spera non più corrotti e amici del personaggetto, trasmetteranno gli atti alla Corte Costituzionale perché possa respingere le sue ridicole contestazioni alla Severino. Se davvero si sono comprate due sentenze per salvare la poltrona, il primo a risponderne sarà proprio De Luca, ne risponderà il PD che l’ha candidato e, infine, Renzi, primo e forse unico responsabile di questo ennesimo scandalo per aver di fatto permesso – contro legge – la candidatura di un condannato, e l’inevitabile scandalosa immagine di una Campania dove chi detiene il potere, con arroganza e presunzione, ritiene contro ogni legge ed ogni regola, di poter perseguire i propri fini, abusando del “Potere Pubblico” come fosse privato, tradendo di fatto la fiducia e il rispetto dei cittadini. Aspetteremo ancora una volta, che la magistratura intervenga facendo “piazza pulita”, o la politica riguadagnerà il proprio primato?