Le radio alternative nacquero in un periodo difficile, quello degli anni di piombo, macchiato di sangue e lutti, per dare voce ad una destra sempre più ghettizzata e messa ai margini della vita politica.
La svolta giuridica si ebbe nel 1974 con due sentenze della Corte Costituzionale che sancirono la fine del monopolio pubblico della RAI nel campo delle radio, aprendo ad iniziative private.
Qui iniziò a farsi strada l’esperienza delle radio libere, in cui giovani, pieni di entusiasmo e di passione, muniti di un mixer, due piastre, un revox e un impianto di diffusione, trovano una frequenza libera e iniziano le trasmissioni.
L’occasione per creare un punto di incontro tra le varie radio alternative presenti sul territorio fu il primo Campo Hobbit che si tenne nel 1977 a Montesarchio nel beneventano. In quell’ambito si presero accordi tra i vari componenti gli staff delle radio che già esistevano e altre in procinto di partire con le trasmissioni. Veramente innovativa fu l’idea di trovare nuove forme di comunicazione per uscire dell’isolamento mediatico; oltre le radio si svilupparono grafica, fumetto e la Musica Alternativa.
Il libro ripercorre le tappe di questa avventurosa esperienza, cercando radio per radio, territorio per territorio, protagonista per protagonista, una descrizione il più possibile organica del fenomeno radiofonico alternativo.
Il libro narra i problemi causati dalla mancanza di un network che potesse dare una voce unica, le difficoltà economiche per mantenerle in vita, lo sforzo per rimediare qualche sponsor, l’impegno entusiasta di tanti volontari.
Il libro racconta una storia di militanza che è anche cultura, con il lancio della musica alternativa che grazie alle emittenti poteva essere ascoltata da tutti, con le rubriche culturali di vario genere e con i dibattiti.
Nel libro si parla anche dei turni per garantire le trasmissioni, dei momenti di svago tra una trasmissione e l’altra, della corsa per leggere i giornali e confezionare la controinformazione, dello spirito goliardico che spesso animava e caratterizzava le radio, del tentativo di fare comunità organizzando cineforum o altri momenti di aggregazione al di fuori degli studi delle emittenti. Si scrive anche delle divergenze di vedute tra la componente almirantiana e quella rautiana su quale indirizzo comunicativo dare alle radio.
Il cuore narrante del libro è la passione, l’entusiasmo dei militanti del Fronte della Gioventù che vincevano anche i momenti difficili, soprattutto nei tempi in cui recarsi in radio era pericoloso, con le sezioni del Movimento Sociale, spesso sedi delle radio, che erano prese d’assalto.