protesta-dipendenti-cultura-colosseo-chiuso-8A cura di Riccardo Boccolucci – A seguito degli avvenimenti del 18 Settembre 2015, quando a causa di un’assemblea sindacale interna l’apertura del Colosseo era stata ritardata alle 11:30, nella giornata del 5 Novembre 2015 – il decreto “Colosseo”, grazie al sì del Senato, è diventato legge.

“Nonostante le lamentele dei vari sindacati, il decreto approvato non è affatto inutile”, ha affermato il Soprintendente speciale per il Colosseo Francesco Prosperetti: “Sancisce il principio che le attività di museo fanno parte dei servizi pubblici essenziali. A questo punto sappiamo che in caso di chiusura si crea un disservizio e quindi abbiamo la motivazione per darci da fare”.

In poche parole d’ora in avanti i dipendenti pubblici che lavorano nei siti culturali aperti al pubblico debbono rispettare le regole dei colleghi delle scuole, degli ospedali e dei trasporti. Ovviamente lo sciopero resta possibile, così come previsto dalla Costituzione, però dovrà giustamente essere proclamato con molto anticipo; lo stesso Ministro Franceschini ha rassicurato i dipendenti dicendo: “Questo decreto non lede in nessun modo i diritti dei lavoratori, che continueranno a fare assemblee e scioperi regolati come negli altri settori che sono già servizi essenziali, contemperando il diritto del lavoratore di fare sciopero e assemblea con il diritto del cittadino di usufruire di quel diritto essenziale”.

Personalmente credo che la trasformazione di questo decreto in legge sia stata fondamentale, in quanto tutela in maniera più adeguata sia il lavoratore che il cittadino.

I beni culturali, devono quindi essere considerati come beni essenziali – fondamentali per la formazione di giovani ed adulti provenienti da tutto il mondo – e come tali la loro fruizione deve essere sempre garantita.