Infatti è proprio sulle tasse e la sicurezza che gli Italiani esigono delle risposte urgenti! Prima di tutto però dobbiamo analizzare cosa abbiamo concretamente realizzato circa questi due problemi quando ci è stata data la possibilità di risolverli. Sul versante dell’imposizione fiscale abbiamo eliminato la tassa sulle successioni e sulle donazioni (legge n. 383/2001) poi reintrodotta nel 2006 dal governo Prodi, nel 2003 abbiamo realizzato una “no tax area” fino a 6.500 € con una prima riduzione dell’IRPEF per i redditi fino a 25.000€ e siamo riusciti ad abbassare l’imposta sul reddito delle società (IRES) dal 36% al 33%. Inoltre nel 2008, in ossequio alla promessa già fatta nel 2006, abbiamo abolito l’ICI sulla prima casa accompagnata dalla detassazione degli straordinari (d.l. 93/2008).
Questi sono solo alcuni dei provvedimenti economici presi dai vari governi Berlusconi, durante i quali la pressione fiscale (in % al PIL-dati ISTAT) è scesa dal 42,9% del 1993 al 40,8% del 1994 e dal 43,7% del 1997 al 40,8% del 2002. Essa ha subito poi un’impennata con il governo Prodi nel 2007 (43,1%) ed un arresto con il IV governo Berlusconi nel 2008 (42,6%) sino ad arrivare, nel 2013, al 44,4%!
Sul versante della sicurezza il 2002 è stato l’anno dell’introduzione del poliziotto di quartiere in 28 capoluoghi di provincia e l’attuazione delle operazioni “vie libere” al fine di contrastare la criminalità di strada, la prostituzione e lo spaccio. L’immigrazione clandestina, da noi considerata come un pericolo per la società, ha avuto una battuta d’arresto con la cosiddetta legge “Bossi-Fini” (legge n. 189/2002), poi completata dal “decreto Maroni” del 2009 che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina. Il 2006 è stato l’anno della legge “Fini-Giovanardi” sul contrasto alla droga e il 2009 l’anno dell’operazione “strade sicure” (fortemente contestata dal centrosinistra che ha accusato il governo di voler “militarizzare” le città), che ha visto impiegati nelle maggiori città migliaia di soldati per contrastare criminalità e insicurezza.
Tenendo conto di tutti questi interventi e guardando agli ultimi due decenni non possiamo dire che la situazione sia enormemente migliorata, sovente a causa nostra! Non dobbiamo dimenticare l’aumento dell’IVA al 21%, approvata poco prima della fine dell’ultimo governo di centrodestra, o i numerosi tagli che le forze dell’ordine hanno dovuto subire anche durante le nostre legislature! E’ quindi necessario fare un mea culpa per i numerosi errori commessi, ma nel frattempo dimostrare agli Italiani che le nostre battaglie erano giuste, che ci siamo impegnati per renderle realtà e che sono oramai urgenti.
Per abbassare l’imposizione fiscale sono necessarie poche mosse, ma efficaci: valutare gli effetti positivi della flat tax (proposta già nel 1994 da Silvio Berlusconi e ora voluta fortemente anche da Matteo Salvini), avviare seriamente e senza titubanze tagli agli sprechi e ai settori improduttivi, evitare forme di assistenzialismo tipiche del welfare social progressista, avviare una privatizzazione meditata di quegli enti gestiti improduttivamente dallo Stato.
Sul settore della sicurezza è doveroso invece aumentare il numero delle forze dell’ordine e razionalizzarne l’attività, investire in mezzi moderni e avanzati, abrogare l’eccesso colposo di legittima difesa, rendere la pena certa.
Sono proposte che abbiamo spesso sentito e poche volte visto realizzate; ma sono tutte serie e praticabili e soprattutto differenti da quelle dei nostri avversari.
A noi spetta il compito di convincere gli Italiani della necessità di dare vita ad un serio programma di ispirazione liberale e conservatrice, lontano anni luce da quello del centrosinistra che, coerente con quanto sempre professato, preferisce promettere “mance elettorali” e concentrarsi su iniziative volte a togliere a chi ha di più.
Credo che solo con le nostre ricette politiche il nostro Paese potrà nuovamente decollare, libero dalla burocrazia, da uno Stato oppressivo, da un sistema giudiziario forte con i deboli e debole con i forti. Ma dobbiamo prima fare una cosa: crederci!