Superato lo scoglio dei presidenti delle camere, ora Salvini e Di Maio tentano l’accordo per la formazione del Governo. Non un semplice totoministri ma i possibili scenari alla vigilia delle consultazioni al Colle.
La partita per eleggere i presidenti delle Camere se è vero che fosse diversa da quella per la formazione del Governo è pur vero che è stata necessaria per testare la lealtà dei possibili alleati nel prossimo Esecutivo.
Non ci sono stati sgambetti nel segreto dell’urna ed entrambi i soggetti hanno rispettato gli accordi presi. Le basi per aprire un nuovo tavolo ci sono tutte.
Da qualche giorno i corridoi del Transatlantico sono di nuovo aperti e le voci sui possibili nomi di ministri circolano con insistenza.
Per assurdo, lo scoglio più grande da affrontare sarà quello per la Presidenza del Consiglio, la famosa ‘poltrona per due’ che nessuno sembra disposto a cedere. E’ possibile che alla fine si troverà una terza figura che non scontenti nessuno dei due e che possa essere un buon compromesso per la formazione di un Esecutivo.
Un disegno di base potrebbe vedere la divisione dei ministeri economici dai ministeri non economici. Nel primo dovrebbero entrare Economia, Sviluppo Economico e Lavoro, mentre nei secondi entrerebbero Interni, Esteri e Difesa. Questi sono i ministeri di prima fascia da dividere tra le due coalizioni che formerebbero il prossimo governo e pare che i leader vorrebbero evitare di condividere la gestione di queste due aree strategiche.
Per gli Interni, senza troppe sorprese, il dicastero dovrebbe andare a Matteo Salvini che più di tutti ha voglia di mettere le mani sull’immigrazione e sulla sicurezza. Per la Difesa c’è invece una rosa di nomi di Fratelli d’Italia, da Guido Crosetto a Edmondo Cirielli ma non si esclude che possa essere la stessa Giorgia Meloni ad occuparsi delle nostre Forze Armate. Per il dicastero degli Esteri attualmente occupato da Angelino Alfano il nome che si fa con più insistenza è quello di Guglielmo Picchi, eletto in passato all’estero e con ottimi rapporti con le diplomazie di tutto il mondo; è la persona che ha creato le condizioni per l’incontro tra Salvini e Donald Trump.
Per il Movimento 5 Stelle i nomi per i ministeri economici sarebbero Andrea Roventini, Pasquale Tridico e Lorenzo Fioramonti, mentre per il Ministero della Giustizia che la Lega vorrebbe assegnare a Giulia Bongiorno, Di Maio starebbe pensando ad Alfonso Bonafede.
La parte più difficile si fa per Forza Italia che ha alcuni veti da parte del Movimento 5 stelle. La rivoluzione rosa voluta in questi giorni da Berlusconi potrebbe però riportare a Palazzo Chigi una donna come Mara Carfagna al Ministero dell’Istruzione. Se Berlusconi volesse dare una svolta giovane al partito potrebbe scegliere i ministri tra i deputati neoeletti in modo da non incontrare pregiudizi da parte dei grillini e al tempo stesso per dare un segnale agli ‘anziani’ del partito.
Altra partita è per gli altri ministeri, dai rapporti con il Parlamento che potrebbero essere presi da Fraccaro al Ministero dei Beni Culturali che vedrebbe in primissima linea il capogruppo di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli.
Un elemento importante sarà capire come i singoli ministeri verranno bilanciati da forze opposte. I ministeri più importanti godono infatti di figure come i viceministri e in base alla distribuzione delle forze su questo scacchiere si deciderà la durata stessa della legislatura.