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La destra torna a riempire le piazze e la giovane leader di Fratelli d’Italia riaccende l’entusiasmo degli elettori e ottiene un risultato più alto della vecchia Alleanza Nazionale. 

– a cura di Giorgio La Porta –  Le elezioni, le poche possibili nell’era renziana, restano l’unico termometro reale dell’opinione dei cittadini, l’unico pettine che permette a ogni nodo di essere rilevato e opportunamente sciolto.

A destra negli ultimi anni abbiamo assistito a scissioni, liti, scissioni delle correnti, nascite di nuovi partiti, congressi interni alla fondazione AN. Il tutto condotto dai vecchi colonnelli di An che tentavano di rappresentare un esercito che nel frattempo si era arruolato altrove. Le elezioni romane sono servite anche per svegliare questi vecchi colonnelli. E li hanno svegliati brutalmente. Le 816 preferenze di Storace in un comune di 3 milioni di abitanti fanno rumore, per un ex Presidente di Regione, candidato tre anni fa alla presidenza del Lazio, già Ministro della salute e così via. E così per gli altri ex an, finiti altrove e condannati a prendere una manciata di preferenze.

Giorgia Meloni non è arrivata al ballottaggio, è vero, ma ricordo volentieri che dalla sconfitta di Fini nel ’93 nacque un sogno chiamato Alleanza Nazionale che portò la destra politica italiana al 15,6%.

Giorgia non è stata affatto sconfitta. È riuscita a infiammare gli animi della destra romana a riportare la gente in piazza, dopo anni nei quali i leader si sono nascosti nei palazzi dorati. E’ tornata tra la gente e ha risvegliato quella destra di popolo che da anni non vedevamo. E’ riuscita a riportare tanti elettori ai seggi e di voti ne ha presi davvero parecchi.

Ricordo un dettaglio. Era il 2006 e per la prima volta era candidata alla Camera. Il destino volle che quella volta sulla stessa lista di An a Roma ci fosse anche il sottoscritto. Era l’ultima volta che ci presentammo con il nostro simbolo alle elezioni politiche. Ebbene An a Roma prese il 19%, meno di quel 20,6 che Giorgia Meloni è riuscita a ottenere qualche giorno fa.

Giorgia ha riacceso l’entusiasmo di un popolo che riesce a fare cose straordinarie. Ha creato in poche ore un vero e proprio esercito che annoverava tra le sue fila migliaia di volontari digitali che hanno diffuso capillarmente ogni suo punto del programma, video, foto o contenuto digitale. E’ riuscita a creare tante squadre nei municipi, fatte soprattutto di giovani che riscoprono il sapore di un valore che sembrava finito in soffitta, chiamato militanza.

Basta poi vedere i numeri delle preferenze per scoprire il lato più bello di questa rivoluzione. Sono bassi rispetto alle preferenze di 3 anni fa, bassissimi se confrontati con le preferenze del 2008 e questo è il lato che amo di più di tutta la vicenda.

Un bravo consigliere municipale che abbia lavorato bene e abbia un minimo di squadra su Roma ha la possibilità di entrare in Campidoglio. Sono passati anni luce dalle guerre delle cene con 500 persone del Pdl, dalle gare a chi avesse più soldi da spendere. Sono finite le campagne da milioni di euro con tutto ciò che queste comportavano anche a livello giudiziario. Questa tornata elettorale ha resettato il centrodestra. Ora i consiglieri comunali eletti si potranno preoccupare di fare opposizione e controllare chi governa il Campidoglio, piuttosto che avere la spasmodica spada di Damocle della ricerca di preferenze per non essere battuti dagli assessori uscenti.

La destra torna nei mercati, tra i commercianti e gli artigiani, dalla parte dei più deboli senza dimenticare il ceto produttivo.

Una destra che ha un grandissimo vantaggio rispetto a Fini nel’93. C’è un manuale morale, di cose da non fare assolutamente. Gli autori sono parecchi, da Fini a Gasparri, dalla Polverini a Storace, passando per Alemanno e la Mussolini. Se Giorgia userà quel manuale come fosse una tavola dei 10 comandamenti ed eviterà di ripetere gli errori del passato, la destra italiana, oltre a farci sognare sarà capace di riappropriarsi di quelle battaglie sulla legalità, la sovranità, la difesa della vita e la lotta alle droghe che per anni sono state i nostri punti di riferimento e che ora sono ad appannaggio di altri partiti.

Perché il più grande patrimonio di An non è economico e non potrà mai essere confinato in una fondazione. Il nostro passato, il più grande patrimonio della destra italiana è fatto di uomini e donne che condividono valori e principi e sono pronti a lottare per difendere la propria Patria. Sì, parlo di Patria. Non ho mai smesso di farlo e di crederci.

Gli elettori sono tutti lì, forse si sono spostati su altri partiti di centrodestra, altri chiedono legalità e onestà ai comizi di Grillo, quanlcuno ha smesso addirittura di votare, ma sono lì, siamo lì e aspettiamo solo che qualcuno ci faccia sentire di nuovo a casa. Perché la nostra vecchia casa non c’è più. Qualcuno l’ha sporcata e infangata, altri l’hanno ridotta ad una bisca clandestina per sottoscriverci i nazareni nel migliore dei casi, o addirittura in una stalla. Per questo siamo andati altrove. Se Giorgia vuole essere una giovane leader capace di riaccendere il nostro entusiasmo, lo faccia ora. Perché possiamo sembrare rammolliti e con qualche capello bianco, ma il nostro cuore continua a battere a destra.

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