-di Luca Proietti Scorsoni- Per quanto mi riguarda è stato un voto sofferto. La riforma costituzionale è stata cassata perché davvero mal congeniata ma da qui a sentire dei liberali(?) santificare l’attuale Carta come fosse davvero la “più bella del mondo” mi provoca tuttora un malessere malcelato. Renzi inevitabilmente è stato sconfitto, tant’é che lui stesso ha tirato le dirette conseguenze della debacle e, se non altro, gli va riconosciuto l’onore delle armi. Può sempre dire che il 40% degli italiani è con lui mentre il restante 60% è un’accozzaglia eterogenea. Cosa che in effetti non è totalmente lontana dalla realtà, almeno quella politico-culturale. Quindi Renzi ha perso ma noi non abbiamo nulla da festeggiare. Del resto abbiamo ancora un Paese fondato su una merce (il lavoro), dove la proprietà privata è piegata alla “funzione sociale” e dove tutte quelle storture istituzionali rimangono tali e quali. Non possiamo gioire perché il mosaico che compone il centrodestra è privo di numerosi tasselli e nemmeno tanto marginali; perché il liberalismo rimane lettera morta nel pensiero di molti, troppi, dirigenti di partito; perché avremo ancora classi dirigenti convinte d’essere un incrocio tra Einaudi e Robespierre ed una grande promessa relegata al rango di ragazzo di bottega. L’Italia, ripeto, ha bisogno di meno spesa pubblica, meno Stato e meno tasse e quindi di più individuo, più mercato e più libertà. Mi chiedo: quanti forzisti – quorum ego – hanno contezza di ciò?