– A cura di Massimiliano Fiorin – Oggi sabato 26 novembre, a Verona, una folla di meno di un migliaio di persone ha assistito al comizio di Massimo Gandolfini, già promotore dei due Family Day 2016. Sul palco sono stati chiamati a parlare alcuni politici di lungo corso del centrodestra, da Gasparri a Giovanardi, da Pagano a Roccella, fino al capogruppo della Lega Nord al Senato, Marco Centinaio. A loro è stato affidato un implicito mandato politico di rappresentanza dei valori della famiglia. Di certo, la cosa non poteva passare inosservata al Popolo della Famiglia, l’unica formazione autonoma nata dall’esperienza del Family Day, grazie a Mario Adinolfi e Gianfranco Amato. Ne parliamo con Mirko De Carli, responsabile emiliano romagnolo del PDF.
“De Carli come valuta, dal punto di vista politico, quanto accaduto a Verona?”.
Dal Circo Massimo a una piazzetta. Dalle folle appassionate dei due grandi Family Day, ai gruppetti residui di fedelissimi, ai quali pare che avessero persino pagato il pullman per andare a Verona. È un fatto triste che si siano svenduti così i valori che – delusi senza appello dai tradimenti della vecchia politica – attendevano una rappresentanza autonoma. Era chiaro fin dal principio quali fossero le speranze del nostro popolo, e il PdF è nato per rispondervi, e almeno adesso è tutto più chiaro.
“Pensa che dietro alla scelta di Gandolfini ci sia una strategia preordinata? Era chiaro fin da prima dei due Family Day che si volessero consegnare le famiglie del Circo Massimo al centrodestra tradizionale?”
Di certo, da quando è nato il PdF, abbiamo subito a lungo un evidente disprezzo, e numerosi tentativi di boicottarci. Abbiamo tentato più volte di ritrovare unità, di avere un riconoscimento per la nostra scelta, nel nome delle attese del nostro popolo, ma senza risultati. Non so quando Gandolfini abbia deciso di svendere il Family Day al vecchio centrodestra. Ma adesso è evidente che questo è avvenuto, e il nostro popolo potrà giudicare. Non credo che le famiglie del Circo Massimo abboccheranno all’operazione, dal momento che è dimostrato che i vecchi partiti centristi, ma anche la destra e la Lega, accolgono i nostri valori in modo strumentale, e sono pronti a scaricarli non appena le contingenze della politica lo richiedessero. È avvenuto già più volte, e la legge sulle unioni civili, che ha scatenato la piazza del Family Day, era solo un esempio tra tanti. Non a caso quasi tutti quei politici, da Gasparri a Centinaio, che sono stati accolti a Verona, avevano votato la legge sul divorzio breve. Sembra strano che Gandolfini questo non lo sapesse, o non ne capisse il significato. Non so se esiste un “oscuro manovratore”, ma di certo è molto triste constatare che le grandi potenzialità di un progetto di popolo completamente nuovo sono state svendute.
“Crede che vi sia dietro il volere della Conferenza Episcopale Italiana?”
Il fatto che la CEI di monsignor Galantino fosse contraria al Family Day non era un mistero. Però non guarderei tanto a questo, quanto al fatto che il primo storico Family Day, quello ai tempi del governo Prodi, nonostante il favore della CEI di allora non ha avuto conseguenze politiche di lungo respiro. Allora un progetto politico autonomo non nacque, e i tanti politici – Renzi compreso – di area postdemocristiana che aderirono a quell’evento, ne hanno poi tutti quanti tradito i valori, uno dopo l’altro. La strategia dell’associazionismo cristiano e pro-family, che fiancheggia la politica senza schierarsi a viso aperto, ha già dato luogo a una lunga serie di voltafaccia e tradimenti.
“Quali sono le conseguenze di quanto accaduto a Verona per il Popolo della Famiglia?”
Adesso, come ripeto, tutto è più chiaro, e per noi la responsabilità aumenta. Siamo l’unico soggetto politico autonomo che rappresenta il pensiero di milioni di italiani, cristiani non solo cattolici, famiglie e persone di buona volontà, che non hanno più intenzione di appaltare a una politica – che in questo senso ha troppe volte fallito – la rappresentanza dei nostri valori. Dopo il 4 dicembre, comunque vada il referendum istituzionale, si dovrà cominciare a ragionare di elezioni. Il Popolo della Famiglia è già pronto da tempo, con l’esperienza dalle ultime elezioni amministrative, a fornire agli italiani un nuovo soggetto autonomo. Senza ambiguità, questo soggetto difende i valori minacciati della famiglia, della vita, e della libertà di educazione, secondo i principi della dottrina sociale. Siamo disponibili a confrontarci anche noi con la politica alternativa a Grillo e a Renzi, e non siamo chiusi alla necessità di alleanze. Ma partendo da una posizione chiara, autonoma, che è forte del consenso della sua gente e non lo svende. Ora è chiaro che il Family Day non ha avuto sbocchi politici diversi: l’unica conseguenza siamo noi del PDF, il resto come purtroppo già ampiamente dimostrato, sono giochi di partito e ambizioni personali di individui senza una visione politica. Sono sicuro che il nostro popolo saprà distinguere, e premierà la limpidezza del nostro impegno.