– a cura di Carlo Prosperi – Abbiamo incontrato Marco Gombacci, VicePresidente dei giovani cristiano democratici e conservatori europei riuniti nel DEMYC.
Il DEMYC – Democrat Youth Community of Europe – è un’organizzazione raggruppante i movimenti giovanili di centrodestra in Europa, con la missione di promuovere i valori della libertà e della democrazia nel Mondo.
Nel mondo composito delle associazioni internazionali, il DEMYC è distinto per una storia nel solco della tradizione cristiano-democratica e conservatrice in Europa. Come descriveresti l’associazione?
Genuina. Non abbiamo paura di essere orgogliosi delle nostre radici giudaico cristiane. Vogliamo far un fronte comune tra cristiano democratici e conservatori europei su temi etici, industriali ed economici per evitare che altre forze politiche gestiscano in maniera irresponsabile le politiche comunitarie. Vogliamo delle posizioni forti in politica estera evitando quel “politicamente corretto” che da anni frena l’Europa. Siamo stati a Gerusalemme a parlare del conflitto israelo-palestinese, in Armenia in occasione dell’anniversario del genocidio armeno, in Slovenia per parlare dei problemi del sistema giudiziario e andremo in Libano per discutere della situazione dei cristiani in Medio Oriente. Non abbiamo paura di toccare tematiche scomode e di essere in prima fila mettendoci la faccia, senza paura e a schiena dritta.
Fra le associazioni che godono di status di membro osservatore, ne figurano molte provenienti dai paesi nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, fra cui il movimento giovanile di Russia Unita, partito di governo nella Federazione Russa.
Nelle difficoltà di comprensione fra noi e i Russi in questo momento storico, esistono spazi di dialogo?
Il DEMYC vuole essere un ponte tra gli stati dell’Unione Europea ed extra UE. Pensare di non parlare e dialogare con la Russia è un errore politico, strategico ed economico. Molti leader europei tra cui Berlusconi, Renzi, Sarkozy, Hollande, e in un certo senso anche la Merkel, lo hanno capito e ora cercano di riallacciare i rapporti con la Russia. E’ molto difficile giudicare con gli occhi europei alcuni stati come la Russia, i Balcani o altri paesi del medio oriente. Ecco perché è importante sentire il loro punto di vista, capire la loro cultura, analizzarlo e arrivare a delle conclusioni con loro e non contro di loro. Ed è proprio a livello giovanile che questi passaggi devono essere fatti per poi crescere e maturare con la consapevolezza di poter collaborare con politiche e culture differenti ma compatibili.
La fiducia degli europei verso l’Unione viene meno ogni giorno, il cui sintomo è una crescita della rappresentanza dei partiti euroscettici negli organismi nazionali ed a Bruxelles.
Come è possibile colmare questo distacco?
L’Europa è stata fatta per gli europei ma non con gli europei. Ora l’Europa è uno strumento in mano ad alcuni stati per sviluppare i propri interessi e non uno strumento comune per rafforzare la posizione comune nello scacchiere internazionale. Al momento l’Unione europea rappresenta gli interessi opposti dei diversi stati membri. Avanti così non si può andare. E’ necessario un cambio di rotta rapido, veloce e deciso. Il punto più basso si è raggiunto nel momento in cui la presidentessa lituana, durante un summit sull’immigrazione, si è rivolta al Presidente del Consiglio italiano Renzi dicendo “Immigration is not our business, it is yours” e negando ogni forma di aiuto europeo all’Italia. “Semplicemente” noi vogliamo un’Europa opposta a questa.
Presto ospiterete un vostro evento in Libano sul ruolo delle minoranze cristiane. Nel Medio Oriente insanguinato da una riedizione della Guerra dei Trent’anni, i cristiani rappresentano la minoranza religiosa più perseguitata con bruschi cali demografici nei paesi più soggetti al caos. La cristianità, nata nel Levante, è soggetta ad una minaccia d’estinzione. Possiamo scongiurare questo pericolo?
Siamo orgogliosi di ospitare il nostro primo seminario del 2016 in Libano parlando della difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente. Vi è un vergognoso silenzio della maggior parte dei media internazionali sulla tremenda persecuzione dei cristiani ad opera di regimi estremisti e dal sedicente Stato Islamico. Pochi ne parlano quasi non fosse politicamente corretto parlare di questa tragedia. Noi invece andiamo la’, ascolteremo in prima persona chi ha subito la persecuzione, e valuteremo con le autorità locali come arginare questa violenza. Sarà nostro compito poi sensibilizzare le istituzioni europee e nazionali per far qualcosa di concreto e non solo la solita dichiarazioni di intenti. Ci sarà anche una campagna di comunicazione rivolta non solo ai policymakers ma a tutta la popolazione europea che, troppe volte, subisce certe decisioni senza poterne contribuire.
Un’ultima domanda. Come ti ha arricchito la tua esperienza nelle organizzazioni giovanili?
Avere la possibilità di girare per l’Europa, frequentare coetanei impegnati civilmente e politicamente sin dai 17 anni mi ha fatto crescere non solo politicamente ma soprattutto umanamente. Mi ha aiutato a capire – ma non condividere – certe decisioni europee o nazionali poiché ho smesso di giudicare basandomi su speranze personali ma studiando ed analizzando di volta in volta la situazione grazie alla mia esperienza sul campo.