A cura di Andrea Rapisarda – In Germania è ancora fresca la ferita legata all’attentato di Berlino avvenuto il 19 Dicembre 2016, ma già torniamo a parlare – a pochi mesi di distanza – di una nuova azione violenta svoltasi nella stazione ferroviaria di Düsseldorf. Come la scorsa volta, piomba dal nulla un criminale e prova a mietere vite innocenti in un grosso centro d’aggregazione per i cittadini tedeschi e non: ieri c’era un camion che per scopi terroristici riversava morte all’interno di un piccolo mercatino natalizio di Berlino, oggi invece uno psicopatico armato d’ascia all’interno di una ferrovia.
La polizia tedesca allontana ogni ipotesi di collegamento tra il folle gesto e la matrice terroristica, giudicando questa spregevole azione figlia dei problemi psichici del criminale. Rimanendo alle fonti ufficiali tedesche, uno 36enne Jugoslavo avrebbe preso a colpi d’arma bianca diverse persone all’interno di un treno locale e dentro la hall dello scalo ferroviario: il bilancio è di 9 feriti, dove tra queste vittime emerge anche una bambina di 13 anni e due donne italiane. Rimangono però ancora tanti interrogativi sulla vicenda e troppi aspetti poco chiari, specie sulle motivazioni – per quanto legate a problemi psichici – che hanno spinto il criminale a mettere in atto una simile carneficina.
Le forze di polizia di Düsseldorf hanno catturato il protagonista del gesto, rimasto gravemente ferito durante la fuga: ha provato senza successo a lanciarsi da un ponte per fuggire. Si è fatto sentire sulla questione il console italiano a Colonia, Piero Lolli. Il diplomatico ha espresso parole di vicinanza e rassicurazione verso le due donne italiane ferite: “Si tratta di una donna e sua nipote, provenienti da Bergamo. Stamattina sono andato in ospedale a Düsseldorf, per fare visita alla vittima di cui avevo ricevuto notizia in nottata, ma era già stata dimessa. È stato il presidente del Land, che mi ha chiamato personalmente, a chiarirmi che le persone coinvolte fossero due e non una come avevo precedentemente saputo dalla polizia”. Tragiche anche le testimonianze sulla vicenda, che fanno emergere scenari drammatici e di pura follia: “Eravamo sulla banchina in attesa del treno e quando è arrivato, all’improvviso un uomo è saltato fuori con un’ascia e ha iniziato a colpire i passeggeri. C’era sangue dappertutto. Non ho mai visto una cosa del genere!”.
Scongiurato il pericolo terrorismo per questo grave episodio di violenza, rimane da rilevare come nuovamente il piano di sicurezza interno tedesco tende a essere infranto con grande facilità e soprattutto senza notevoli sforzi per compiere una strage. Questo episodio dimostra come la Germania viva in un totale stato d’insicurezza, dove anche il primo esaltato può mettere in piedi azioni violentissime girando armato e senza particolari contrasti da parte delle forze dell’ordine. Tutto ciò sta accadendo in un Paese già messo in ginocchio dai tragici fatti di Berlino del dicembre 2016, per passare poi – meno di un anno fa -all’aggressione di un 17enne afghano ai danni di una famiglia cinese su un treno diretto a Würzburg… una violenza accompagnata anche da esclamazioni come “Allah Akbar!”.
Sia chiaro, questa è una situazione ambigua che si vive anche in Italia e nel resto d’Europa. Abbiamo scordato il macchinista mutilato a Milano a colpi di machete da una gang sudamericana? Facile parlare di terrorismo tedesco, magari facendo fede anche alla crescita della radicalizzazione in terra germanica di correnti fondamentaliste islamiche. Realtà tangibili, ma che devono anche far riflettere sul fallimento del piano di sicurezza nei Paesi membri UE. I tristi episodi ci dimostrano come si può girare liberi per le nostre città armati, oppure ci sottolineano come tante volte la giustizia non riesce a placare atti criminali – come un semplice borseggio -per le strade delle nostre città. Roma, Milano, Parigi, Berlino, Barcellona…. potremmo tirare molteplici esempi sul dilagare del crimine nelle nostre metropoli. Chi vorrebbe inchiodare per questi fatti un lavoro inefficiente delle forze dell’Ordine, forse dovrebbe invece aprire gli occhi sulle concrete lacune del sistema giudiziario italiano ed europeo che crea evidenti casi d’impunità. Le leggi – specie italiane – non sono severe e spesso non condannano azioni criminali per come dovrebbero, lasciando in libertà spesso volti pericolosi o non punendo determinati soggetti a dovere. Per combattere anche fenomeni legati al terrorismo (di qualunque matrice), serve una revisione del sistema giudiziario all’interno della comunità europea: leggi ferree e severe che disincentivino determinate azioni violente, garantendo una giustizia equa e riformatrice verso quei volti trasgressori. Non si può versare altro sangue sulle nostre strade per il buonismo!