Il Consigliere regionale della Toscana, Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, lancia la proposta di legge per fermare il business delle coop sull’immigrazione. Lo abbiamo intervistato per conoscere questa sua proposta
A cura di Nicola Tancredi – Quello dell’immigrazione è un argomento molto delicato e allo stesso tempo molto discusso per alcune scelte politiche promosse per rispondere alla logica dell’emergenza, sia in ambito interno sia in quello europeo. Un argomento che registra un clima di netta contrapposizione, in Italia e in Europa, tra chi vorrebbe accollarsi l’onere di accogliere e ospitare l’intero continente africano e chi invece, in maniera indiscriminata, vorrebbe “spedire” ogni migrante al proprio paese d’origine. E così, dopo il quorum non raggiunto alla consultazione referendaria sull’accoglienza in Ungheria dove su 8 milioni di aventi diritto solo 3,1 dell’elettorato magiaro, il 43%, si è espresso a favore o meno “all’insediamento forzato di cittadini non ungheresi sul territorio nazionale”, (di 3,1 mln il 98% si è espresso con un secco No) e dopo la giornata mondiale del migrante, promossa in ricordo del naufragio di Lampedusa che nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2013 costò la vita a 366 migranti, oggi abbiamo la possibilità di conoscere l’iniziativa regionale di proposta di legge parlamentare del gruppo FdI Toscana “taglia-business”, di cui il consigliere Giovanni Donzelli ne è il promotore.
Consigliere, l’iniziativa “taglia-business” com’è nata e cosa propone?
L’immigrazione per alcuni è una grande occasione economica. L’affare del secolo. Non a caso le cooperative sociali si occupano sempre meno di anziani e disabili e si concentrano tutte nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Il Governo Renzi stesso ha quantificato nello scorso Documento Programmatico di Bilancio i costi dell’accoglienza in circa 4 miliardi di euro per il 2016. Ogni settimana i media ci raccontano di una nuova inchiesta giudiziaria intorno ad appalti o ai centri che ospitano queste persone. Noi pensiamo che per restituire una dimensione adeguata al problema, occorra innanzi tutto riportarlo su binari di legalità: la nostra legge propone semplicemente di inserire l’obbligo, per le cooperative e tutti gli altri soggetti coinvolti, di rendicontare le spese sostenute per l’accoglienza, come accade per qualsiasi altro settore in cui un qualsiasi soggetto privato ottiene finanziamenti pubblici. Siamo convinti che fermando il business riusciremo anche a limitare il fenomeno degli sbarchi incontrollati.
Perché è così facile ottenere soldi pubblici per i soggetti coinvolti nell’accoglienza? E come mai non ci sono obblighi di rendicontazione come in qualsiasi altra azienda privata?
Semplicemente perché la legge non lo prevede e forse a molti ha fatto comodo che il sistema rimanesse questo. Il nostro quadro normativo in materia è ancora incentrato sull’emergenza sbarchi dall’Albania del 1995. Il governo di allora emanò in fretta e in furia un decreto che poi è diventato legge. E tutte le normative successive, fino all’ultima del 2015, si rifanno a quella legge. Obbligati ad inviare una “dettagliata relazione sulle attività svolte e sulle spese sostenute” sono soltanto gli enti locali che ottengono rimborsi per far fronte allo stato di emergenza, ma non i soggetti privati. Tant’è che i bandi delle prefetture per l’accoglienza non prevedono la richiesta di scontrini, fatture o eventuali altre spese.
In un clima così “infuocato” in merito alla politica dell’accoglienza, come crede possa reagire l’opinione pubblica di fronte a una possibile approvazione?
Molto bene. Sono già centinaia le firme in sostegno raccolte sul sito http://www.leggeimmigrati.com e nelle raccolte pubbliche che organizziamo nei mercati le persone affollano i banchini. Dopo aver depositato la proposta di legge in Toscana i consiglieri di Fratelli d’Italia la stanno presentando nelle altre regioni. Abbiamo preso questa iniziativa perché siamo convinti che possa andare in porto. Sinceramente non trovo un motivo, se non quello della pregiudiziale opposizione politica o degli interessi economici, per cui qualcuno possa non essere d’accordo con il fatto che un’azienda che riceve soldi pubblici debba dimostrare come li spende. Votare contro la trasparenza sui soldi pubblici sarebbe grottesco. Certo non sfugge che nel governo Renzi, a tutela di un mondo ben preciso, siede il Ministro Giuliano Poletti, che è stato per molti anni presidente nazionale di Legacoop.
Al di là della “taglia business”, l’Italia come dovrebbe gestire il fenomeno immigrazione?
Ormai tutti hanno capito che in Italia si può arrivare ed essere accolti anche senza il diritto dello status di richiedente asilo. In questo modo anche i terroristi dell’Isis possono arrivare in Italia infiltrandosi sui barconi, come dicono da tempo i servizi segreti di molte nazioni. Io credo che questo governo si stia prendendo gravi responsabilità da questo punto di vista, mettendo in grave pericolo il popolo italiano. Dobbiamo fermare subito gli sbarchi e mettere un blocco navale al largo delle coste libiche, cosa che peraltro stanno già facendo altri stati europei in altri contesti. E poi dobbiamo espatriare chi non ha diritto a stare in Italia, cominciando da chi non rispetta le nostre regole. Ogni giorno arrivano notizie sconcertanti: a Brescia, solo per citare uno degli ultimi casi, tre richiedenti asilo, mantenuti in case comunali, sono stati arrestati per lo stupro di una ragazza di ventidue anni. Questi soggetti in Italia non li vogliamo, devono scontare la pena nelle galere del
Pakistan. Spendiamo in nostri soldi per aiutare gli italiani onesti che non arrivano alla fine del mese, anziché mantenere gli stupratori pakistani. Credo che regole più chiare e severe gioverebbero alle stesse persone oneste e perbene che ci sono fra gli immigrati.