di Alberto Ciapparoni – caposervizio e inviato politico-parlamentare di Rtl 102.5
Il centrodestra si è fermato a Milano. La sconfitta nel capoluogo lombardo alle recenti Comunali pesa tantissimo, anzi a mio parere rappresenta un vero e proprio spartiacque. Stefano Parisi poteva apparire e poteva essere il profilo giusto per una rigenerazione vincente: il manager capace di tenere insieme Fi, Lega, Fdi, e Area Popolare: un modello. Ma così non è stato: si è verificata una sconfitta doppia, per Parisi persona e per Parisi-progetto politico. Un ko certamente non tecnico, l’area non di sinistra e non grillina, al di là dei numeri esigui che hanno consentito il successo di Giuseppe Sala, è andata al tappeto. Si riparte perciò da qui, da Milano, perché non è più tempo di una rinfrescata, bensì di rottamazione, e, permettetemi di sottolinearlo, di rottamazione senza pietà: di uomini, di donne, di idee.
Partiamo dagli uomini e dalle donne: non è UNA QUESTIONE PERSONALE, ma certi nomi non si possono e non si devono più sentire: Silvio Berlusconi, Maurizio Gasparri, Renato Brunetta, Gianni Alemanno, Gianfranco Fini, Francesco Storace, Fabrizio Cicchitto, Rocco Buttiglione… Li ho messi insieme a caso, ma tutti hanno fatto il loro tempo, sono semplicemente ‘’passati’’ per motivi diversi, a volte contrapposti, la storia li giudicherà, in alcuni casi l’aula del tribunale, ripeto, non ho alcuna motivazione di carattere personale, tanto che i nostri giudizi sul singolo personaggio possono essere assai diversi (e quest’ultimo aspetto non è comunque il tema del mio intervento)… Qualche giorno fa sul mio blog (https://ilgraffioblog.wordpress.com) scrivendo in termini squisitamente politici, avevo invitato il Cavaliere a dedicarsi ai nipoti e ad andare ai giardinetti, invece che proseguire l’impegno partitico. E’ un sollecito che confermo in pieno, al 100 per 100, anche se naturalmente al contempo esterno tutta la mia solidarietà al ‘paziente’ Silvio Berlusconi, augurandogli una pronta guarigione e un pronto rientro. Per me in politica esistono sempre e comunque avversari, non nemici. Mi trovo costretto a questa precisazione, che considero in realtà superflua, perché nel nostro ambiente a volte si ha la sensazione che criticare l’ex premier sia un delitto di lesa maestà, così come del resto lo è nei confronti di Matteo Renzi. Uno dei più grandi errori del leader di Fi (non dell’imprenditore Berlusconi, che invece ha fatto quasi sempre ottime scelte aziendali) secondo me è stata proprio la scelta dei collaboratori, errore perpetrato pure dall’attuale presidente del Consiglio: i lacchè non servono, fanno del male, occorre gente leale, capace di dirti quando sbagli, con la schiena dritta e non con la lingua lunga. E purtroppo l’Italia, la sua storia, è fatta in particolare di pecoroni: siamo stati fascisti poi antifascisti, berlusconiani quindi antiberlusconiani…Adesso da renziani diventeremo – speriamo – antirenziani. Che Paese…Al contrario si dovrebbe fare come fece, ad esempio, Ronald Reagan (e non è una citazione casuale…): circondarsi di persone di qualità, in tutti i sensi. Professionali e non.
Torniamo ai numeri, che spesso e volentieri parlano chiaro: gli unici che per la gente, per i cittadini, hanno diritto di parola sulla fase di ricostruzione sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Per quanto concerne invece Angelino Alfano, la sua è una strada diversa: in politica però mai dire mai, e non è detto che un giorno non ci si possa riincontrare. Certo, senza la zavorra di alcuni, tanti, dirigenti locali e nazionali del Ncd, che anche la cronaca delle ultime ore ci dice assai lontani dallo stile che dovrebbe caratterizzare la Nuova Destra.
Uno stile pulito, e con senso delle Stato. Già è proprio questa la chiave principale della rinascita a livello di contenuti, e si chiama legalità, trasparenza, onestà. Troppe volte la mia, la nostra parte politica ha sottovalutato, ignorato, ridimensionato l’aspetto che un tempo si sarebbe detto ‘Mani Pulite’. E invece, proprio da Mani Pulite era nata una stella di centrodestra: da qui purtroppo si deve ricominciare. Sono passati oltre 20 anni però in pratica nulla è cambiato. Anche per colpa nostra. Chi non è di sinistra vuole pure lui ‘glasnost’ (ve lo ricordate sicuramente questo termine…): servono personaggi all’uopo, e prospettive conseguenti. C’è bisogno di trasparenza quindi, e di valori. E ovviamente di persone di livello. Garantismo? Sì, certamente, ma anche certezza della pena, quello che io chiamo sano giustizialismo. E per chiarire ancora meglio: a Roma sono stato stracontento per la vittoria di Virginia Raggi. Due romani su tre hanno detto no all’arroganza del Partito Democratico, quasi il 70 per cento dei votanti ha mandato un bel ciaone a Matteo Renzi, Roberto Giachetti e Ignazio Marino. La giusta punizione per chi aveva incassato (in silenzio) l’appoggio dei Casamonica, per chi ha governato Roma con l’87% di appalti senza gara, per chi ha affossato la Capitale insieme ad Alemanno. Di recente, mi è capitato di vedere “Suburra”, il film di Stefano Sollima, basato sul libro/romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Una pellicola romanzata che tuttavia fa riflettere, e tanto. Insomma, Roma e i suoi stramaledetti paradossi. Roma e le trame dei soliti noti. Roma e i suoi personaggi loschi dai soprannomi (Rogna o Bacarozzo) improbabili. Una Capitale cupa, pericolosa, insidiosa, dove Politica, Vaticano e mafia si mischiano avvolti da un malcostume e da una corruzione che impregnano tutto e tutti. Piccoli uomini di potere, grandi criminali nuovi e vecchi, molti ominicchi vari, fotografano Mafia Capitale, ovvero riciclaggio di denaro, droga e prostituzione. Il male assoluto, a volte perpetrato dalla nostra parte politica, a volte dagli avversari, sempre da tutti: in una decadenza di valori, che purtroppo non conosce confini. Roma è Suburra, è inutile negarlo. Il centrodestra soprattutto non deve essere Suburra, deve essere colui che combatte Suburra, a livello nazionale. Legalità insomma, ma non solo. Ero favorevole alla Brexit e lo sono ancor di più dopo queste prime giornate di reazioni dopo il voto in Gran Bretagna. Penso al fatto che quando il popolo fa cose che la sinistra non capisce, la sinistra alle vongole e alla Roberto Saviano la mette così: “nazisti”. Penso al presidente della Commissione europea Junker che prova a prendere in giro Farage dall’alto della sua incontrovertibile inutilità. Penso agli europarlamentari che hanno fischiato il leader indipendentista britannico tenendosi stretto il loro stipendiuccio da 20mila euro, a fronte di un impegno ridicolo e discutibile. Penso agli altri Paese europei che in realtà temono che Londra stia meglio di prima. Penso a chi, come l’onorevole Andrea Romano del Pd, aveva previsto catastrofi e sciagure borsistiche, prontamente smentite dopo sole 48 ore di normale e legittimo travaglio in Borsa. Penso all’Unione europea di oggi: un gabbia sovietica priva di vantaggi e convenienze per i cittadini. Sì, la penso proprio così: l’Europa di oggi è un Europa di stampo comunista che serve a ben poco, se non a favorire le grandi banche e i colossi multinazionali. E ad ingrossare e ingrassare le fila di una burocrazia famelica e ottusa. Non mi piace affatto e non mi piace neanche chi la difende. E non deve piacere alla Nuova Destra.
Sugli argomenti potrei continuare all’infinito: si veda per esempio la questione Islam&immigrazione, su cui pochi giorni fa Giorgio La Porta ha scritto un post magistrale che di sicuro avete letto e che condivido in pieno. Oppure, la vicenda della tassazione pazzesca e folle sulla casa. Ma mi fermo qui. Fare il giornalista ed essere di centrodestra, come potete facilmente immaginare, non è semplice, in questo caso Berlusconi ha ragione: il mondo dei mass media all’80/85 per cento è di sinistra, con tutto ciò che comporta anche per la carriera professionale. Però questo è un momento drammatico per la storia del popolo dei moderati, dei liberali, dei conservatori, riassumendo, per il fronte non progressista. Penso che occorra scendere in campo e l’ospitalità del vostro/nostro giornale è una grande occasione: per dare un piccolo modesto contributo per tentare di ricostruire un centrodestra vincente, segnalando gli ingredienti da cui ricominciare. Ingredienti a cui ho solo accennato ma che considero “condicio sine qua non” per ripartire. Sarà una lunga traversata nel deserto, bisogna attrezzarsi bene. Al meglio.