Di Giorgio Gaias – La destra di Fiuggi, la destra con aspirazione governativa forse è sepolta per sempre. È inutile ostinarsi a riesumarla, purtroppo appare oggi come oggi consegnata alla storia, seppellita da una destra che non ha niente a che fare con l’esperienza di Alleanza Nazionale, priva di quelle basi culturali che hanno segnato quell’esperienza, basti ricordare l’impegno di Pinuccio Tatarella per far uscire la destra italiana dall’isolamento politico.
La Destra di oggi appare destinata all’opposizione perenne, proprio come nel passato. Il centrodestra che abbiamo conosciuto in questi anni, un centrodestra capace di trascinare in piazza milioni di italiani, capace di vincere le elezioni tre volte negli ultimi 20 anni, non esiste più; quello nato nel 1994 dall’unione di Forza Italia e Alleanza Nazionale, il centrodestra conservatore e liberale oggi ha forse esaurito la sua carica propulsiva? Eppure in un momento in cui la sinistra italiana si è normalizzata con Matteo Renzi, cancellando per sempre le radici che provenivano dal Partito Comunista Italiano, servirebbe un grande centrodestra moderno e aperto alle nuove sfide che attendono il Paese. La manifestazione di Bologna ci consegna una brutta fotocopia della destra che fu di Almirante prima e di Gianfranco Fini dopo, una destra che seppur tra mille difficoltà e contraddizioni era una destra di Governo, capace di creare consenso e classe dirigente, una destra basata sulla cultura di governo, rivoluzionaria a tratti ma istituzionale e con un forte senso dello Stato. Un tempo il credo della destra “l’unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni”, G. D’Annunzio. Di idee almeno per tornare al Governo del Paese dal palco di Bologna non c’è traccia, molte bandiere regionali, pochi pochissimi tricolori, qualche coro di bossiana memoria contro il tricolore, eppure, un tempo la Patria e la bandiera tricolore erano il vessillo vero e proprio della destra italiana, oggi si parla di Italie, «quando mai la destra è stata regionalista?». La destra che un tempo ballava sulle macerie del muro di Berlino e sognava gli Stati Uniti d’Europa oggi esalta le gesta di Putin e di Erdogan, la destra che a Pratica di Mare chiudeva per sempre il capitolo della guerra fredda oggi si riscopre anti-occidentale, la destra che combatteva la sinistra nel merito delle proposte oggi issa come suo simbolo la “ruspa” e l’antirenzismo ideologico non molto lontano dall’antiberlusconismo che la sinistra ha portato avanti per 20 anni. Nel mentre a Roma Raffaele Fitto presentava il suo partito: “Conservatori e Riformisti” con contenuti molto più vicini a quelli del centrodestra che fu, rifacendosi ai conservatori inglesi di David Cameron. Da sottolineare anche la nascita di Azione Nazionale che partendo dall’esperienza di Alleanza Nazionale riunisce le sigle che non si riconoscono in Fratelli d’Italia, promossa dai cosiddetti 40enni. La confusione regna sovrana, nel centrodestra italiano, quello che un tempo rappresentava la maggioranza degli elettori, oggi appare spaccato più che mai ma sopratutto senza un idea di Paese veramente alternativa a quella di Renzi e del suo Partito Democratico, sempre più Partito della Nazione a cui dovrebbe contrapporsi il Partito degli Italiani che però non esiste e non si vede all’orizzonte una prospettiva di questo tipo. Nostalgia canaglia potrebbe dire qualcuno…