Da una stima iniziale, considerando un’area di 20 km dall’epicentro, sono andati distrutti completamente distrutti circa 50 beni di valore artistico e ben 293 beni hanno riportato lesioni o danni di vario tipo.
Il ministero dei Beni culturali ha allertato le sue unità di crisi ed è stata attivata anche la task force italiana dei “Caschi blu della Cultura”: il ministro Dario Franceschini, infatti, ha voluto che i carabinieri della tutela del patrimonio artistico e gli esperti addestrati per intervenire nelle aree di crisi fossero subito messi a disposizione.
I danni sono stati tanti e hanno interessato edifici dall’alto valore storico ed artistico: ad Amatrice, che dal 2015 era entrata a far parte del club “I borghi più belli d’Italia”, si è spezzata la splendida facciata della basilica di S.Francesco, risalente al Trecento, che ha perso il suo oculo, così come la chiesa di S.Agostino, eretta a ridosso delle mura antiche della città, che esibiva un bellissimo portale tardo gotico, ha subito danni. Anche il Museo civico è collassato.
A Norcia sono crollati i due campanili nella frazione di Castelluccio e altri danni sono segnalati anche nelle chiese della santa Illuminata e di san Benedetto, oltre che nel Seminario vescovile.
A Camerino è crollato un muro del monastero di santa Chiara e ha subito lesioni l’orologio del Duomo. A Macerata un fregio ornamentale della facciata della chiesa di san Giovanni è a rischio crollo e crepe sono apparse all’interno del palazzo che ospita la Biblioteca Mozzi Borgetti. Inoltre piccole crepe si sono aperte nella struttura esterna di mattoncini del Duomo di Urbino, che è stato completamente transennato per precauzione.
Questi edifici rappresentano solo esempi della distruzione che ha causato il sisma del 24 agosto.
Ben venga l’iniziativa svoltasi domenica 28 agosto di destinare l’intero incasso dei musei statali alla ricostruzione e restauro di questi edifici, così come le altre raccolte di fondi, ma è doveroso intervenire concretamente sul patrimonio artistico di queste zone.
Il mio modesto parere è di ricostruire dov’era e com’era allora, senza perdere tempo a ipotizzare scenari alternativi, citando Renzo Piano “meglio il ridicolo di un presepe che l’incubo di una periferia all’italiana, per umanizzare la quale occorreranno duecento anni”.
Naturalmente nel ricostruire devono essere evitati gli errori precedenti così numerosi nei centri storici per effetto delle numerose superfetazioni effettuate nei decenni passati.
Sono dell’opinione di proporre un numero limitato e ragionevole di interventi pilota di qualità affidati ai migliori progettisti attraverso una agevole e seria procedura concorsuale, con la collaborazione di tanti giovani studenti universitari.
Questo rappresenta il modesto parere di un giovane neolaureato in ingegneria che si sta affacciando adesso nel mondo del lavoro; forse è un’opinione utopica, frutto della mia verginità lavorativa, che potrebbe far diventare Amatrice e tutte le altre città colpite un modello per la ricostruzione post sisma, assai diversi dagli altri esempi italiani.