– di Fabio Van Loon- Trump russofilo? Ricredetevi.
Trump è veramente un russofilo? 59 missili dalla U.S Navy sulla base di Sharat e le parole di Vladimir Putin di un’attacco in Siria come “un’aggressione premeditata” direbbero il contrario. Sono proprio le parole scambiate tra il Cremlino e la Casa Bianca che animano la possibile svolta nelle relazioni bilaterali. Contrario alle teorie di una presidenza Trump troppo vicino alla Russia (motivato dalle dimissioni di Paul Manafort e Mike Flynn), la politica estera USA sembra spostarsi definitivamente in senso contrario, espressa pienamente nelle parole del segretario di stato, Rex Tillerson, il quale accusa la Russia di essere “complice” o “incompetente”, in relazione al massacro di Khan Shaykhun avvenuta pochi giorni prima.
In un periodo di alta tensione tra l’Occidente, la Russia e la paura di una Casa Bianca troppo isolazionista, Trump mostra che non è affatto indifferente alle azioni di quest’ultima. La forte reazione di Trump mostra in maniera inequivocabile questo cambiamento di scenari nell’ottica estera, per quanto dimostra, la propensione a nuovi interventi statunitensi sul campo di battaglia siriano.
Un punto di svolta da Obama rispetto alla “linea rossa”? Secondo Trump si, ma forse non quanto per la “policy”, per quanto la reale implementazione. Accusando il suo predecessore per non aver reagito ai precedenti attacchi chimici da parte di Assad nel 2013, Trump ha reagito con il lancio dei 59 missili Tomahawk contro la base militare siriana di Sharat.
Assieme al consenso internazionale sulla risposta statunitense si aggiunge il sostegno di Tel Aviv che “spera che questo messaggio risoluto nei confronti delle orribili azioni del regime di Assad risuoni non solo a Damasco, ma a Teheran, a Pyongyang e altrove”. È cosi che la risposta di Trump porta molti a domandarsi fin dove si sposterà l’asticella per l’intervento armato degli Stati Uniti d’America? Si apre così la prima asserzione delle presidenza Trump sul contesto globale, che sta delineando una nuova fase della politica estera, meno anti sistema e più tradizionale al GOP. Anche se nelle parole del Presidente, Assad ha “superato molti limiti”, saranno ancora da definire i limiti che potranno dominare questo conflitto militare e geopolitico.