Sembrano i caroselli per la vittoria ai mondiali. Al grido di “Cuba Libre e Libertad libertad” tra bottiglie di champagne, selfie e musica in piazza, la festa in pochi minuti si estende in tutta Miami dove la comunità cubana è forte di un milione e mezzo di componenti.
“Adesso l’unico che debba preoccuparsi di lui è Satana” afferma un anziano che è scappato da Cuba 20 anni fa.
La festa rumorosa sveglia gli statunitensi che guardano increduli questa folla colorata scendere in piena notte in piazza. Loro stessi capiscono cosa stia accadendo e scendono con la bandiera stelle e strisce a festeggiare.
“Non stiamo festeggiando la morte di un essere umano, ma la fine di un dittatore. Proprio come si celebrò la morte di Hitler, stiamo festeggiando la fine di qualcuno che ha fatto molto male a 4 generazioni di cubani. Anche i giovani nati in Europa portano le ferite dei genitori e nonni che hanno vissuto dure repressioni e sono stati costretti a scappare. Non è una mancanza di rispetto, ma una celebrazione genuina della liberazione di un popolo dal proprio dittatore”
I leader dell’opposizione cubana, ovviamente in esilio, fanno notare come la morte di Castro non equivalga all’automatico crollo del regime, che nel frattempo è passato nelle mani del fratello di Castro, Raul.
Mentre i cubani festeggiano la morte del dittatore, qualcuno da noi pubblica le sue foto con lui. Qualche leader di una sinistra ormai inesistente ricorda i suoi incontri con il lider maximo. I tg aprono con la notizia, alcuni, immaginerete quale, con un tono degno della morte del Mahatma Gandhi. Il nostro servizio pubblico è anche questo.
Poi arriva il messaggio di Papa Francesco che ultimamente è molto in linea con Renzi, nel senso che non ne infila una dritta. Un messaggio più o meno formale mandato alla famiglia Castro. Muore un dittatore con le mani sporche di sangue e vuoi perderti l’occasione di mandargli un telegramma di cordoglio?
Sempre dalla parte sbagliata, chissà da lassù come le povere vittime della repressione castrista abbiano visto questo gesto pontificio. Gente morta con violenza e torture. Gente che non riceverà mai telegrammi di cordoglio papale, solo perché nata dalla parte sbagliata della barricata.