– di Antonio Pezzopane – Un nuovo aggiornamento segue quello dato ai lettori da questo giornale sul caso Marò, l’Italia per la prima volta mette a sistema le sue pedine nella scacchiera della diplomazia globale e lancia un avvertimento a New Delhi lasciandola fuori dal MTCR. Acronimo di Missile Technology Control Regime, l’organizzazione, di cui il nostro Paese insieme ad altri sei è fondatore, altro non è che un consesso informale che sovraintende allo sviluppo delle tecnologie missilistiche. La sua importanza è tutt’altro che trascurabile poiché esserne membri (oggi sono in trentaquattro) rappresenta il riconoscimento di paese affidabile dai “primi della classe” della comunità internazionale. Questo spiega le forti pressioni che l’Italia ha ricevuto in questo periodo da Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania, specie dopo che Obama aveva promesso al Primo Ministro indiano che la consacrazione sarebbe avvenuta nella riunione di Rotterdam. E’ proprio qui che il nostro Paese ha votato contro, ponendo il veto, e giustificando la sua scelta proprio rimarcando le scorrettezze indiane nell’affaire Marò. “Non possiamo accogliere un paese che non rispetta il diritto internazionale” è stata in sostanza la tesi di Roma che dopo aver tentato di spostare la discussione in primavera, si è opposta. Mostrare i muscoli, lo sappiamo, non è mai stato il pezzo forte della Farnesina ma, dopo tante mollezze, la diplomazia italiana finalmente batte un colpo di dignità.
Ricorderanno i lettori la conduzione quantomeno discutibile della vicenda da parte del Governo Monti, forse influenzata, secondo alcune fonti giornalistiche, da un appalto milionario che Finmeccanica aveva allora in ballo con l’India. La tesi dei maligni in sostanza voleva un’Italia “morbida” nel rivendicare il suo diritto di giurisdizione affinche’ New Delhi non si trovasse politicamente in difficoltà con lo Stato federato del Kerala. Secondo la strategia iniziale insomma la soluzione sarebbe stata lenta ma sarebbe arrivata. Come sia degenerata una vicenda giudiziaria, divenendo preda del cambio di colore della maggioranza parlamentare indiana, è cronaca del nostro recente passato.
Strano è che la notizia sia passata in sordina, raramente riusciamo ad apprendere mosse diplomatiche che non siano imbarazzi ma si sa, in Italia siamo fatti così, le buone notizie non sono gradite a meno che non siano di dubbia veridicità. Istinto di autodifesa? Può darsi, effettivamente non è il caso di cullarsi sugli allori.
@AntonioPezzopan