– di Carlo Prosperi – Seppur viventi nell’epoca del broadcasting parcellizzato – Periscope, Facebook e Vide permettono di seguire gratuitamente in diretta eventi, interviste, interventi – la TV rappresenta sempre il mezzo di comunicazione che aggrega, che riflette i trend, che lancia personaggi e modi.
Potremmo aggiungere che molti nelle nuove generazioni, non attirati dalla programmazione, non conoscono la televisione generalista.La tentazione, poco lungimirante, di metter da parte dal dibattito pubblico un capitolo di spesa a 10 zeri come la RAI per mancanza di attualità della stessa deve essere evitata.Il convegno CambieRAI. La nuova mission della televisione pubblica, promosso dal gruppo parlamentare di Area Popolare, in un via vai di personaggi dello spettacolo, operatori del settore cinetelevisivo e parlamentari, ha voluto discutere delle scelte programmatiche che l’operatore pubblico deve intraprendere per ritornare a competere a livello internazionale.
Ad introdurre e moderare l’incontro il deputato membro della commissione Cultura Rocco Buttiglione, in cui si sono succeduti gli interventi del Senatore Paolo Bonaiuti; di Michele Lo Foco, fondatore di VideoMusic; e di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto Italiano per l’Industria Culturale. In particolare, il tema della nuova Rai è stato affrontato da Antonello Giacomello, sottosegretario del Ministero allo Sviluppo Economico; Paolo Messa, Consigliere di Amministrazione della RAI; ed Antonio Campo dall’Orto, nuovo DG dell’azienda.
La ricerca di una programmazione strategica e il blocco dell’intervento nel mercato audiovisivo deve presto terminare.
La presenza di Netflix nello scenario italiano ha modificato nettamente le prospettive.
Nelle proposte di politica pubblica, i relatori propongono di evitare la produzione di telefilm propri e l’acquisto di quelli internazionali, con un residuale apporto di coproduzione in prodotti di respiro internazionali.
Il filosofo della società aperta Karl Popper, nel suo libello sulla presenza biopolitica della tv, raccomandava ai legislatori di munire chi guidasse le televisioni con una patente, una licenza per la comunicazione.
Le idee popperiane esulano certamente dai discorsi concreti della politica parlamentare, ma una riforma sostanziale del sistema della tv pubblica è necessaria, per la sua stessa sopravvivenza.
Dai talk ai talent shows, il “carrozzone” perde colpi, nomi importanti del giornalismo e talenti emergenti.
La storica battaglia politica liberale della riforma della RAI deve tornare nel dibattito pubblico generale, affinchè possa essere portata a compimento.