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IL CALCIO NON SI FERMA NEL GIORNO DEL LUTTO NAZIONALE: ECCO L’ITALIA CHE MI FA PAURA

Terremoto calcioA cura di Giorgio La Porta – Il calcio non si ferma neanche nel giorno del lutto nazionale e dei funerali di Stato per una delle più grandi tragedie che ha colpito la nostra comunità nazionale. Mentre uomini e donne del volontariato stanno estraendo corpi dalle macerie, alcuni sacerdoti stanno terminando di dare la loro benedizione alle 291 vittime del terremoto, il circo del calcio proprio non ce la fa a fermarsi.

E’ stato proclamato un giorno di lutto nazionale e se fossimo un Paese normale fermeremmo quelle attività gioiose e ricreative che ci appassionano tanto, proprio per restare in silenzio e rispettare la ferita inferta alla nostra comunità nazionale.

E invece proprio non ce la facciamo a fermare quella palla per qualche ora. Non ci siamo riusciti neanche la sera di Italia Germania, di fronte a 10 italiani brutalmente sgozzati dall’Isis in Bangladesh e anche in quella occasione scrissi la mia indignazione (ecco l’articolo).

La vita deve riprendere, nessuno vuole fermare le lancette del tempo, ma andare a strombazzare in giro nel giorno dei funerali di Stato mi sembra quantomeno di cattivo gusto.

C’è qualcosa che proprio non va in questa Italia. Il mio popolo, i miei fratelli d’Italia quasi non li riconosco più. Mi sono preso tanti insulti l’altra volta solo per aver detto che con 10 italiani sgozzati si sarebbe potuto rimandare la partita. Abbiamo perso quella partita e abbiamo perso anche una triste occasione per dimostrarci uniti e per lanciare un messaggio contro il terrorismo.

Questa volta ne perdiamo un’altra e domani un’altra ancora. Guai a fermare il circo. Siamo arrivati ad un sistema di adorazione divina dei giocatori che fa passare automaticamente tutto il resto in secondo piano. Qualche giorno fa alcuni tifosi hanno bloccato l’aeroporto di Fiumicino per l’arrivo di un giocatore; ho visto piazze piene per protesta contro questo o quel Presidente di squadra. Poi ho visto la mia città, la Capitale di questo Paese, parzialmente sciolta per mafia. Ma non è fregato nulla a nessuno, non ho visto gente scendere in piazza.

Sarà ma questo degrado ce lo meritiamo, ce lo siamo costruito e ci sguazziamo dentro come gli ippopotami nel fango. Mi sarebbe piaciuto se i tifosi della mia squadra stasera avessero detto ‘fatevela da soli la partita, noi ce ne stiamo a casa’.

Vorrei vedere le stesse piazze piene sotto casa di quei geometri che hanno firmato i certificati antisismici per la scuola di Amatrice, crollata dopo solo 4 anni. Vorrei vederli sotto casa di chi ha messo la sabbia al posto del cemento e con questi gesti criminali ha strappato dalla vita gente ignara e innocente, bambini, intere famiglie.

E invece no, tutti allo stadio con la trombetta e l’ipocrisia pronti ad esultare. Guardatevelo voi questo circo, perché io mi sono rotto di prendervi a sberle con lo scopo di svegliarvi dal coma. Ci sarà un terremoto, altri morti, altre ricostruzioni con la sabbia e poi altri attentati, altri italiani sgozzati. Finché non vi bucheranno quel cazzo di pallone non vi sveglierete, ma allora sarà troppo tardi per tutto e tutti.

Ovviamente sono graditi i vostri commenti nell’aerea sottostante l’articolo.

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