Un centrodestra unito e vincente sin dal primo turno crea non pochi problemi agli altri candidati moderati, in particolare Marchini che annovera tra i suoi sostenitori alcuni ex dirigenti di An e Forza Italia. In questi casi il voto utile prevale e rischia di portare un’onda lunga nei confronti di Giorgia Meloni. Pensate che domenica scorsa, secondo un sondaggio, il 51% degli italiani non è andato a votare al referendum, non per contrarietà al quesito, ma semplicemente perché immaginava che non si sarebbe raggiunto il quorum. Questo fenomeno ha un nome preciso e si chiama bandwagon, ovvero un effetto trascinamento da parte delle opinioni dominanti o del candidato più forte. A questo punto si attendono anche le reazioni del quarto candidato, Francesco Storace, che primo tra tutti si è impegnato per l’unificazione del centrodestra e si era già dichiarato disponibile a ritirare la sua candidatura nel caso fosse scoppiata la pace nel centrodestra.
Certo è che se il candidato di Renzi non dovesse arrivare al ballottaggio si preparerebbe nel PD una “notte dei coltelli” e tanto Renzi quanto Zingaretti in Regione non ne uscirebbero indenni. E se addirittura il Pd dovesse perdere Roma, Milano e Napoli, il Governo non avrebbe lunga vita e potrebbe cadere ancor prima del plebiscito renziano sulle riforme. Berlusconi per l’ennesima volta torna protagonista sulla scena romana e dà un contributo decisivo per la vittoria del centrodestra. Una scelta di campo decisiva che rimette in campo quel vecchio centrodestra composto da Forza Italia, Lega e An che in molti hanno criticato ma che era capace di vincere e governare.
C’è un romano su due che dichiara di non avere ancora deciso chi votare. Sarà la conquista di quegli indecisi che sarà determinante per decidere il prossimo candidato sindaco di Roma. Ma il centrodestra unito è la premessa giusta per dare una svolta alle amministrative e per scaldare i motori per le politiche della prossima primavera.