– di Turi Migliore – Lo ammetto, quando nel 2013 Ignazio Marino vinse le primarie del PD per la corsa al Campidoglio, il fatto mi aveva fatto sorridere perché da un lato venivano dimostrate le contraddizioni delle primarie e dall’altro un non politico avrebbe avuto la possibilità di fare il sindaco e ne avremmo visto delle belle. La vittoria contro Alemanno forse all’inizio non la immaginavano nemmeno quelli del partito democratico, ma man mano che ci si avvicinava alla sfida finale alcuni ambienti iniziavano a cambiare posizione, a lasciare il sindaco uscente. Ambienti che intuiscono sempre da che direzione soffia il vento durante una tornata elettorale, tanto per citare qualcuno il comparto delle cooperative, anche quelle di Buzzi ad esempio, che pubblicamente aveva sostenuto il medico di Genova. Amore a prima vista tra Buzzi, uno dei capi di mafia capitale e Ignazio Marino, il quale dichiarava che avrebbe versato il primo stipendio di sindaco alle cooperativa “29 giugno”, gestita da Buzzi e protagonista del reinserimento di ex detenuti, tossicodipendenti, beneficiaria di molti appalti pubblici dal sociale alla raccolta dei rifiuti, all’accoglienza degli immigrati.
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Sia chiaro che prima dello scandalo di mafia capitale andavano a cena con Buzzi e soci tutti: dai più alti esponenti del PD romano al sindaco Alemanno, proprio perché le cooperative coinvolte da anni nella Capitale hanno usufruito di soldi pubblici per le loro attività, in modo non sempre legale come verrà poi messo alla luce con le indagini non ancora terminate.
Un non politico non è controllabile, e questo poteva essere un bene, una persona che di professione fa altro non è facile da chiudere dentro il recinto delle logiche di partito, anche se Marino poteva vantare un seggio al Senato e la sfida a Bersani per la guida del democratici. Purtroppo la politica italiana non si è evoluta molto nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica, le logiche interne e in particolare quelle correntizie sono sempre presenti, a Roma più che altrove. All’inizio dell’amministrazione Marino si aveva la sensazione che al primo errore, al primo no detto ai vertici del partito guidato da Renzi che Ignazio sarebbe stato messo alla porta. Così non è stato perchè il PD pian piano ha perso la certezza di poter rivincere a Roma, per paura di una affermazione del Movimento dei cinque stelle, visto che il centrodestra già durante Alemanno si era autodistrutto. Ad accelerare tutto lo scandalo di mafia capitale, che ha scoperto un sistema diffuso fatto di corruzione a tutti i livelli, collusioni tra criminali e politici capitolini di ambedue gli schieramenti. Carminati e Buzzi si vantavano di avere sotto libro paga dirigenti, assessori e consiglieri comunali dall’epoca Alemanno in poi, visto che sono soprattutto rappresentanti del PD romano ad essere coinvolti. La magistratura chiarirà tutti i fatti, ma è palese come un fenomeno così tanto diffuso sia stato portato avanti per anni, con l’aggiunta dei metodi mafiosi che però non ha portato allo scioglimento del comune, come sarebbe stato opportuno. Roma si è salvata dal commissariamento per logiche elettorali e per una visione distorta che eleva la capitale d’Italia immune dal virus della criminalità organizzata, di fatto un comune della Sicilia ad esempio, viene sciolto per molto meno.
Non credo che Marino abbia responsabilità su mafia capitale, ma da quel momento ha preso sempre più le sembianze di una scheggia impazzita che prova a fare il politico e lo fa male: inizia ad accusare la parte opposta con epiteti infelici, con slogan degli anni di piombo, dice di voler fare pulizia e pensa di farlo con la creazione dell’assessorato alla legalità. Marino ha fatto ben poco per Roma, verrà ricordato per la pedonalizzazione molto discussa dei Fori Imperiali, l’istituzioine del registro comunale sui matrimoni gay e poi, e poi boh. Niente, Veltroni e Rutelli, pur con tutti i lati grigi delle loro amministrazioni avevano lasciato un segno più o meno tangibile, Alemanno pochisismo, (tratterò a parte la sua esperienza che resta un’occasione persa) Marino non lascerà nulla. Nessun risultato sui temi che lo avevano fatto vincere: trasporti, pulizia, rilancio di Roma. Nessun risultato tangibile. E’ chiaro che ha ereditato una situazione non rosea, ma in due anni e mezzo abbiamo assistito a un peggioramento senza limiti della Capitale, tornata indietro di anni. Ai problemi fisiologici di una metropoli si aggiungono situzioni di degrado paragonabili solo alle periferie di grandi città del terzo mondo. Roma è diventata molto più di uno specchio di un’Italia che va a rotoli. Magari a Marino è stato impedito di muoversi fuori da certi schemi ma ho l’impressione che non ci abbia neppure provato, al di là dei vari cambi in giunta e alle sue reazioni a grandi ma soprattutto a piccoli scandali come quello sul suo permesso ZTL scaduto e le multe non pagate per la sua auto nel centro di Roma. Lì si inizia a capire lo spessore dell’uomo Marino. Una persona che si arrampica sugli specchi e che accampa scuse improbabili come attacchi hacker e complotti di fantomatici di poteri forti. A capire questa cosa lo stesso Renzi, nel frattempo divenuto Presidente del consiglio che ha pensato bene di tenersi alla larga da un sindaco del PD, e sappiamo quanto Matteo Renzi utilizzi spesso la sua esperienza personale da sindaco di Firenze, esagerando, per elogiare un nuovo modo di governare e amministrare l’Italia.
Nei mesi Marino è divenuto oggetto delle critiche, della satira e degli insulti più feroci, tutto questo in un modo di fare tutto italiano che quando individua il bersaglio inizia a colpire senza ritegno. Marino è così tanto criticato che una sparuta minoranza, probabilmente in buona fede, ha il serio dubbio che non sia altro vittima di giochi di potere che vorrebbero liberarsi di uno che poteva fare pulizia. Su questo ultimo punto bisogna mettersi l’animo in pace, perché Marino è incapace a farlo anche volendo. Qui servirebbe un Rudolph Giuliani, uno da tolleranza zero, non uno che insulta le casalinghe che lo criticano per strada. Molti lo definiscono marziano per il suo modo di aggirarsi in Campidoglio e per la vie della città con l’aria di chi non ha la minima cognizione di causa, oltre all’aver dimostrato una totale assenza di empatia con i cittadini romani che si erano illusi con la sua elezione. Sfido chiunque viva a Roma a dire il contrario a farmi esempi di risultati raggiunti. Mi viene in mente quando scriveva, giustamente, che Roma non può paralizzarsi per un acquazzone, con lui sindaco i tombini sono ancora tappati.
Le polemiche per il funerale per uno dei Camonica, il commissariamento di fatto con il Governo che gli affianca il prefetto Gabrielli, i continui viaggi negli USA, le gaffe con il Vaticano, per quanto mi riguarda non tanto per i temi legati alle questioni civili, ma le bugie che mettono in mezzo pure il Papa al viaggio a Filadelfia (molto scaltro nello smentire pubblicamente Marino) con il Giubileo straordinario alle porte. Lui già aveva lavorato negli States fino a farsi cacciare dall’Università di Pittsburgh per aver chiesto rimborsi non dovuti. E proprio per una questione legata ai rimborsi che nei primi giorni di ottobre si è conclusa la sua avventura da sindaco, scaricato anche dal suo partito. Cene pagate con la carta di credito del comune, dopo che per i rimborsi negli ultimi due anni sono saliti alla ribalta e gli scandali a essi collegati hanno sancito la caduta di consigli regionali, tra tutti quello del Lazio. Ma lui ha provato a non arrendersi neppure di fonte all’evidenza e alle carte, per cene anche con familiari e una ricevuta in cui si fa rimborsare ben 8 euro per la colazione offerta a uno reduce di Auschwitz. Purtroppo questo caso non dimostra solo la tirchieria del sindaco, ma è un episodio che va a sommarsi a cene con bottiglie di vino da 80 euro, che poteva pagarsi con soldi suoi. Una fine ingloriosa per un personaggio che è arrivato a ricoprire una carica così importante solo per i giochetti tra politici, certo che se però poi i non politici sono come Marino stiamo freschi.